Fonte: www.farmacista33.it

È confermato: le aziende farmaceutiche dovranno pagare il payback per ripianare la spesa farmaceutica ospedaliera e territoriale 2013-2015 e altre decisioni sono rinviate all’udienza pubblica fissata per l’11 luglio del 2017, tuttavia l’Aifa ha a disposizione solo 6 mesi per mettere a posto i conti in maniera definitiva e se così non fosse si vedrà costretta a rimborsare alle aziende l’intero importo da queste versato. Nel caso in cui, invece, i conteggi dovessero evidenziare che era stato pagato un payback maggiore rispetto a quello necessario, l’Aifa dovrà rimborsare la differenza non solo alle aziende che hanno fatto ricorso, ma anche a quelle che non lo hanno fatto.

 

A parlare con Farmacista33 degli scenari che si aprono per aziende e Aifa sulla questione payback dopo la pubblicazione delle Ordinanze del 14 settembre 2016 che confermano i decreti monocratici del 3 agosto 2016, è l’avvocato Paola Ferrari, dello Studio legale Ferrari.

Se momentaneamente, dunque, le decisioni sono state rinviate all’estate del 2017 e l’Aifa sembrerebbe poter tirare un attimo di respiro, avrà tempo solo fino al 31 marzo 2017 per fare i conti, una missione «tutt’altro che facile – spiega l’avvocato Ferrari – la difficoltà nel fare i conti è enorme perché questa sanità regionale non funziona, lo Stato non può lasciare alle singole Regioni la possibilità di scegliere un proprio software e le proprie modalità di invio di dati economici: è come se un’azienda con 8 negozi di frutta e verdura permettesse a ciascun punto vendita di dotarsi di un proprio sistema gestionale diverso e l’inevitabile risultato è che la contabilità diventi ingestibile».

E se l’Aifa non riuscisse, dunque, a fare i conti, «il provvedimento di imputazione del payback verrebbe annullato e quindi le aziende avrebbero diritto al rimborso dell’intero importo del payback pagato in anticipo in via cautelare: se io devo pagare 100, ma non si capisce come sono stati fatti i conti, potrebbe essere che io debba pagare zero quindi a quel punto se l’atto è annullato le aziende hanno diritto al rimborso», spiega Ferrari. Ciò non esclude che in un secondo momento «l’Aifa non possa rimettere a posto i conti e richiederli nuovamente, ma è complicato». Nel caso in cui, invece, gli importi del payback calcolati in precedenza e versati dalle aziende all’Aifa fossero superiori rispetto al reale dovuto «l’ente pubblico ha l’obbligo giuridico di attivarsi in autotutela e dunque richiedere solo la somma che risulta corretta – afferma Ferrari – per chi invece non ha contestato i conti e ha già pagato l’intero importo, se riesce a dimostrare che quel conto era un conto sbagliato, può chiedere in autotutela che l’Aifa rimborsi l’eventuale differenza in quanto determinata su un conteggio errato».