Fonte: www.farmacianews.it

Uno dei trend ai quali il mondo farmaceutico guarda con attenzione è la stampa 3D, che potrebbe offire la possibilità di realizzare medicinali direttamente in farmacia. Questa tecnologia consente infatti di produrre farmaci personalizzati, con i quali è possibile adattare la terapia alle necessità del paziente, alla sua struttura genetica e alle sue condizioni di salute. Si tratterebbe di farmaci correlati precisamente al trattamento di sintomi particolari e realizzati su misura, per soddisfare esigenze specifiche. L’introduzione di questa tecnologia nelle farmacie potrebbe consentire a queste ultime di concludere il ciclo di cura della telemedicina, modificando definitivamente il trattamento farmacoterapico dei pazienti. L’industria farmaceutica potrebbe produrre su larga scala filamenti o polveri per la stampa 3D arricchiti con principi attivi, con le necessarie garanzie di qualità e sicurezza, e le farmacie potrebbero trasformare tali materiali in farmaci ad hoc, in funzione di prescrizioni specifiche.

stampa 3D
Con la stampa 3D si potrebbe colmare il vuoto terapeutico che spesso si crea quando c’è la necessità di individuare una terapia farmacologica agendo in modo complementare o alternativo alla produzione convenzionale di medicinali
Stampa 3D, vantaggi e limiti
La tecnologia 3D consente di progettare forme personalizzate, con dosaggi flessibili e specifici per ciascun paziente, riunire più principi attivi (persino incompatibili) e avere una cinetica a rilascio modulato. Inoltre, utilizzando le stampanti 3D possono essere creati i più diversificati e sofisticati dispositivi di somministrazione di farmaci per via orale, cutanea e impiantabile.

La modellazione a deposizione fusa (FDM, Fuse Deposition Modeling), la più comune tecnologia di stampa 3D utilizzata nella produzione di farmaci, è relativamente semplice da utilizzare ed è adatta per l’implementazione in farmacie. Queste ultime potrebbero dotarsi già ora dell’infrastruttura necessaria per produrre farmaci stampati in 3D: l’installazione di queste macchine non richiede lavori di muratura, né importanti adattamenti dell’arredamento. Le stampanti non sono ingombranti, devono essere collegate a una presa elettrica e interfacciarsi a uno o più computer in una sala di controllo centrale. Le prescrizioni potrebbero arrivare direttamente dagli studi medici e, dopo l’autorizzazione dell’amministrazione della farmacia e la revisione da parte del farmacista, essere trasmesse a una delle stampanti disponibili per la produzione del farmaco.

Competere con la produzione in serie dell’industria farmaceutica non è però semplice e una stampante 3D potrebbe non essere una soluzione ottimale per la produzione su larga scala: queste macchine, infatti, non possono eguagliare la velocità di quelle industriali. Tuttavia, possono colmare un vuoto terapeutico che spesso si crea quando c’è la necessità di individuare una terapia farmacologica agendo in modo complementare o alternativo alla produzione convenzionale di medicinali.

Un processo produttivo praticabile richiederebbe la partecipazione congiunta dell’industria farmaceutica (che dovrebbe rendere disponibili filamenti e altri materiali di stampa su larga scala) e delle farmacie (per stampare farmaci in base a specifiche prescrizione). Tuttavia, nonostante il grande interesse attorno al settore, ci sono ancora questioni legali e normative che devono essere affrontate. Negli Stati Uniti, ad esempio, dove da tempo sono in atto dei test, la Fda ha pubblicato già nel 2017 delle linee guida per la produzione di dispositivi e impianti medici con stampanti 3D, ma non ha ancora definito normative specifiche sulla stampa 3D di medicinali.