Fonte: www.pharmaretail.it

Hanno la pelle molto sensibile e la funzionalità dei melanociti (le cellule che producono la melanina) è ridotta per molti mesi dopo la nascita, raggiungendo la piena stabilità solo nella pubertà.

Sono alcuni dei tanti, validi motivi per esporre i bambini con estrema attenzione al sole. La Skin Cancer Foundation americana si spinge oltre, consigliando di evitare il sole diretto fino a un anno di età e di coprire con cappellino e indumenti a trama fitta i bambini con fototipi più bassi (I e II, capelli biondi o rossi, pelle e occhi chiari). Sono le regole auree per prevenire le scottature (con l’aumento del rischio di sviluppare tumori della pelle in età adulta) e altre irritazioni cutanee, che si possono ricordare ai genitori che chiedono consigli su come proteggere la delicata pelle del proprio bambino e su quale solare acquistare per schermarla adeguatamente e in tutta sicurezza. «I solari da consigliare sono, naturalmente, quelli delle linee pediatriche, che contengono quasi esclusivamente i filtri fisici o minerali, vale a dire l’ossido di zinco e il biossido di titanio», spiega a Pharmaretail il professor Carlo Gelmetti, Direttore U.O.C. Dermatologia Pediatrica Fondazione IRCCS Cà Granda, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Tra l’altro, i filtri fisici sono approvati anche dalla FDA americana sia sotto il profilo ecologico – non impattano l’ecosistema marino – sia di maggiore sicurezza per la salute umana, visto che sono completamente stabili e sicuri perché totalmente inerti sulla pelle e perché, a differenza di alcuni filtri chimici di vecchia generazione, come benzofenone, octocrilene, otylmethoxycinnamate, non sono sospettati di appartenere alla categoria dei perturbatori endocrini. Si tratta di molecole potenzialmente capaci d’interferire con alcune attività ormonali dell’organismo e ritenute nocive per l’ecosistema marino (per lo sbiancamento e danneggiamento dei coralli in particolare), tanto che alcuni paesi dell’aerea tropicale hanno già vietato l’uso di creme solari che li contengono, come le Hawaii e l’isola indonesiana di Palau.

Formule solari baby-virtuose
L’identikit del dermo-solare destinato ai più piccoli ha altri tratti caratteristici: è privo di alcol e profumi e va scelto con un fattore molto alto (SPF 50+) per la prima-seconda settimana di esposizione, mentre nei giorni successivi sarà alto (30-40) o medio (20-30) o basso (10-20) a seconda del fototipo del bambino. «Naturalmente, deve essere efficace sia contro gli UVA, competenza che, sul fronte dei filtri fisici, viene assolta in particolare dall’ossido di zinco, sia contro gli UVB – funzione meglio svolta dal biossido di titanio -», ricorda Gelmetti. Per i bambini con la pelle atopica vanno consigliati i solari dedicati: sono formule minimal, vale a dire di composizione molto semplice (per evitare sensibilizzazioni) e non sono troppo coprenti, per prevenire la sudamina o miliaria (infiammazione cutanea provocata dall’ostruzione delle ghiandole sudoripare e dal successivo trattenimento del sudore), che potrebbe aggravare il prurito. Da caldeggiare i solari in stick per le aree più delicate – contorno occhi, naso, labbra -, spesso trascurati dai genitori nell’errata convinzione che siano superflui nei bambini. «Invece, come nell’adulto queste zone sono particolarmente esposte per via della sottigliezza dell’epitelio, cioè dello strato superiore della pelle, e della finezza della cheratina, la sostanza che dà “impermeabilità” alla pelle. Le labbra, poi, con la sola eccezione dei soggetti molto pigmentati, non hanno neppure la melanina e, dunque, a maggior ragione vanno protette», spiega il professor Gelmetti. Molto apprezzate in generale sono le formule resistenti alla sabbia, che però hanno lo svantaggio di avere una consistenza molto densa, che rende più difficile una distribuzione uniforme su tutta la superficie da proteggere, col rischio di lasciar zone suscettibili alle scottature.

Questioni di dosi (corrette)
Quella della corretta e omogenea stesura del solare è, non a caso, una delle questioni cruciali per una protezione davvero efficace ed è ancor più essenziale nei bambini, che sono maggiormente vulnerabili ai danni immediati degli UVB e a quelli cumulativi degli UVA. «Per avere la stessa protezione SPF dichiarata in etichetta bisogna applicare ogni 2 ore 2 mg di prodotto per ogni cm quadrato di pelle del bambino. Ma, senza dei parametri di riferimento, seguire in pratica questo importante diktat è piuttosto difficile. «Una soluzione semplicissima è considerare che la quantità di crema che sta su un polpastrello di un adulto (in inglese: fingertipunit) è quella giusta per ricoprire un’area di pelle pari a due palmi. In altre parole, se il genitore riesce a ricoprire con le sue mani il braccio di suo figlio, basterà la quantità che sta su un polpastrello per proteggere questa zona dal sole», spiega Gelmetti.

Aftersun fondamentali anche per loro
Un prodotto da consigliare è pure il doposole, essenziale anche per la delicata pelle dei bambini. In crema o spray, i baby aftersun sono lenitivi, rinfrescanti e contengono sostanze antiossidanti, come la vitamina E, studiati per dar sollievo alla pelle e per contrastare la produzione di radicali liberi. Non devono contenere allergeni noti e profumi. «Un consiglio valido in piena estate, quando le temperature sono molto elevate, è di evitare i prodotti troppo grassi, che possono rendere difficile la traspirazione e quindi ostacolare la dispersione del calore eccessivo», conclude Gelmetti.