fonte: www.farmacianews.it

Durante l’ultimo anno, il progetto di e-health sembra aver trovato la sua piena attuazione in farmacia, a causa della pandemia. Tra le ultime novità, la possibilità ai medici di redigere in formato elettronico anche le ricette “bianche” per i medicinali che non sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

Parliamo di dematerializzazione della ricetta dal 2016, anno in cui ebbe inizio un processo di digitalizzazione del sistema sanitario che avrebbe dovuto garantire ai cittadini meno burocrazia e più efficienza nelle cure. Solo in questo ultimo anno, tuttavia, a causa della pandemia e con la necessità di evitare assembramenti, il progetto di e-health sembra aver trovato la sua piena attuazione in farmacia. L’eliminazione del promemoria cartaceo e l’introduzione di procedure di evasione semplificate attraverso l’invio del codice NRE (Numero Ricetta Elettronica) ne sono recenti esempi. Tra le ultime novità, il Decreto entrato in vigore il 30 gennaio ha concesso la possibilità ai medici di redigere in formato elettronico anche le ricette “bianche” per i medicinali che non sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Essa si affianca, almeno inizialmente, alla ricetta cartacea senza sostituirla completamente. In questo modo, si prevede di facilitare l’accesso alle cure in un momento in cui per i cittadini può risultare difficoltoso recarsi presso lo studio del medico.

La ricetta viene individuata attraverso un nuovo codice univoco, denominato NRBE o numero di ricetta bianca elettronica, assegnato dal sistema al momento della compilazione. La presa in carico della ricetta in farmacia avviene con le stesse modalità già utilizzate per le DEM ed è valida sia per ricette ripetibili che non ripetibili. Il medico può rilasciare la ricetta in formato cartaceo oppure inviarla tramite posta elettronica o SMS al telefono dell’assistito. L’invio della ricetta elettronica dal cittadino alla farmacia è consentito solo transitoriamente durante il periodo di emergenza sanitaria.

Successivamente egli dovrà recarsi personalmente presso la farmacia di fiducia o utilizzare il portale dedicato con accesso a lui riservato. Questa norma è stata introdotta per evitare fenomeni di accaparramento improprio di ricette da parte delle farmacie, vietati dalla legge e dal nostro codice deontologico, ma certamente pone dei limiti alla gestione digitale. Probabilmente in futuro il sistema informatico potrà elaborare una procedura di controllo che porti a un tracciamento delle ricette e impedisca atti illeciti senza limitare l’operatività del farmacista e del medico. Quando tutto sarà a regime, potremo pensare a un’estensione delle ricette elettroniche per tutti i farmaci, compresi gli stupefacenti e i medicinali allestiti nel nostro laboratorio, al momento esclusi dalla norma perché non provvisti di AIC. A mio avviso l’esclusione di questi ultimi è un’opportunità mancata. Chi lavora in farmacia sa bene quante siano oggi le richieste di galenici senza il supporto della ricetta cartacea, e quanto sia difficile spiegare ai clienti (e spesso agli stessi prescrittori) che il formato elettronico, su telefonino, via mail ordinaria o PEC, non può essere ritenuto valido. Mi auguro che il legislatore sappia comprendere questa necessità e trovare una soluzione che possa assecondare le reali esigenze dei cittadini, sfruttando al contempo al meglio le possibilità offerte dall’innovazione tecnologica.