Fonte: www.farmacista33.it

Farmaci che non «aggiungono praticamente nulla rispetto agli altri già commercializzati», farmaci che «forse sono a rischio di essere più di danno che di beneficio per il paziente», o ancora farmaci che vengono «eccessivamente prescritti». È questa la situazione, per Luca Li Bassi, direttore generale dell’Aifa, del prontuario farmaceutico nazionale ed è da qui che prende il via la riflessione e gli indirizzi con cui Aifa cercherà di operare nella revisione. Un processo quanto mai necessario, secondo il Dg, perché permetterebbe di risparmiare risorse e poterle investire «in salute», per farmaci «realmente innovativi», di cui nei prossimi anni ci saranno diversi arrivi. Le dichiarazioni fanno parte di un’intervista di Riccardo Iacona a Presa Diretta di sabato, la prima uscita televisiva di Li Bassi. «In prontuario» ha detto ai microfoni di Rai3 «abbiamo più di un migliaio di principi attivi e più di 11mila presentazioni farmaceutiche. La domanda è: ci servono tutte? Il processo di revisione del prontuario serve proprio per questo».

Per capire cosa potrebbe succedere il dato di partenza è che «solo nel 2017 ci sono stati circa 92 nuovi farmaci immessi e circa la metà di questi sono stati giudicati in studi non avere nessun valore aggiunto. Solo una piccola parte può avere un valore di innovazione, il rimanente è stato giudicato forse a rischio di arrecare più danno che beneficio per il paziente». Il prontuario d’altra parte è un po’ «come un fiume» nel quale ogni anno sono entrati nuovi principi attivi, che però non sono stati «confrontati tra loro». Anche perché in Italia come in Europa «non c’era il mezzo per poterlo fare. L’approvazione di nuovi farmaci avviene sulla base di studi che non sempre permettono questo tipo di confronto». Dall’altra parte, tuttavia, c’è il risparmio che da una «rivisitazione sistematica del prontuario potrebbe arrivare»: «Obiettivo dovrà essere liberare risorse per dare più salute. Sono in arrivo, sul fronte farmacologico, reali innovazioni, su cui dobbiamo investire». Le cifre che vengono ventilate di risparmi potrebbero essere intorno ai «3 miliardi di euro». Ma al di là di tutto ci sono «prodotti che hanno un’elevata inappropriatezza. Per esempio, si spendono 260 milioni di euro per la vitamina D. È probabile che il 60-70% non sia appropriato».

Sul tema della revisione del prontuario e della governance, il giorno prima, era intervenuta dal congresso Panorama Diabete promosso della Società italiana di diabetologia (Sid) anche Giovanna Scroccaro, componente per la Regione Veneto del Comitato prezzi e rimborsi (Cpr) dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Come riferiscono alcune agenzie, «la revisione del prontuario farmaceutico è un impegno dell’Agenzia italiana del farmaco e un lavoro che stiamo avviando» con una revisione che può essere condotta «secondo tre modalità». Innanzitutto «si possono far uscire dal prontuario ai fini della rimborsabilità quei farmaci che hanno un rapporto beneficio-rischio meno favorevole, ma si fanno invece entrare farmaci attualmente non rimborsati ma dalla comprovata efficacia, come ad esempio il paracetamolo. La terza modalità è poi quella di riallineare i prezzi dei farmaci all’interno di categorie che contengono prodotti utilizzabili per la medesima condizione clinica. Va cioè chiesto alle aziende di riallinearsi ai prezzi più bassi o di uscire dal prontuario». C’è poi «una questione legata agli sprechi e all’uso eccessivo di alcuni farmaci: va fatta una riflessione se mantenere ancora nel prontuario, come rimborsabili, farmaci iperutilizzati come ad esempio la vitamina D o gli inibitori di pompa».