Fonte: www.farmacista33.it

In tema di pensioni, con un eventuale sistema contributivo, nessuno ci guadagna e nessuno ci perde, ma in ogni caso va considerato che il meccanismo alla base è esente da forme di generosità: se le aliquote contributive sono basse, lo saranno anche le prestazioni. Le parole sono di Emilio Croce, presidente Enpaf, che si inserisce così nel dibattito sui sistemi previdenziali sollevato a ridosso della proposta di riforma di Federfarma che, tra i contenuti, prevede «il superamento del cosiddetto sistema a prestazione definita attualmente adottato». Recentemente, spiega Croce, «è stato promosso un incontro con la nuova dirigenza di Federfarma, al fine di rappresentare i contenuti del progetto di riforma contenuto in un documento elaborato dalla Commissione di studio, presieduta da Alberto Brambilla. Prendiamo atto della proposta, ma occorre chiarire alcuni punti: nei sistemi contributivi, nessuno ci guadagna e nessuno ci perde, ma proprio per questo va chiarito che il sistema è obbligatoriamente esente da forme di generosità. Se le aliquote contributive sono basse, lo saranno anche le prestazioni, tenendo in ogni caso presente che, nel meccanismo di rivalutazione dei montanti contributivi, assume rilievo l’andamento del PIL su base quinquennale, nonché l’aumento dell’aspettativa di vita».

Per questo, «a differenza dell’attuale meccanismo a prestazione definita, non è possibile determinare preventivamente l’entità della prestazione pensionistica, se non al momento della maturazione del diritto». Certo, continua, «in favore del sistema contributivo, va sottolineato che lo stesso, sicuramente, è un sistema più equo (versa di più chi produce redditi maggiori), che genera ovviamente prestazioni correlate alla contribuzione versata. E per altro, proprio in ragione della sua equità, il sistema assicura, per definizione, l’equilibrio della gestione nel medio-lungo periodo». C’è però un altro aspetto da considerare: «Siamo l’unico Ente delle professioni sanitarie che, già dal 2004, è riuscito ad ottenere, per chi gode di altra previdenza obbligatoria, l’opzione di contribuire solo per la sezione assistenza e maternità, versando un contributo di solidarietà (che non genera alcun trattamento previdenziale). D’altra parte, va considerato che il sistema contributivo, correlato al reddito, comporterà inevitabilmente il richiamo all’interno della gestione previdenziale di tutti gli iscritti, compresi, quindi, anche coloro che hanno optato per il contributo di solidarietà. Va anche ribadito che il rafforzamento dell’equilibrio previdenziale, operato in occasione del Decreto Salva Italia, ha lasciato invariati tutti i problemi attinenti all’adeguatezza di base della nostra previdenza. Ma è altrettanto ovvio che l’adeguatezza non si potrà mai ottenere con gli attuali livelli di contribuzione versata. Pertanto, anche il metodo di calcolo contributivo, traslato nella nostra realtà, non potrà comportare sostanziali aumenti delle prestazioni oggi riconosciute dall’Ente, a meno di non ipotizzare un’aliquota di prelievo sul reddito particolarmente consistente. A titolo di esempio, va sottolineato che l’attuale contribuzione a carico del lavoro dipendente (tra la quota datoriale e la quota di pertinenza del lavoratore) è pari al 33% sul reddito. Da ultimo, come richiesto dall’art. 24, comma 24, del Decreto Salva Italia, tutte le Casse di previdenza sono tenute a far fronte agli obblighi di stabilità della gestione a 50 anni, al fine di non incidere sui saldi di finanza pubblica, in quanto inserite nell’elenco Istat delle pubbliche amministrazioni».