fonte: www.farmacista33.it

Pandemia e stili di vita: crescono diete vegetariane, vegane e “senza” Si intravede una nuova Italia dalla lettura della 33a edizione del rapporto Eurispes (Rapporto Italia 2021), pubblicato lo scorso maggio, che, accanto ai temi più tradizionali ha quest’anno voluto studiarne di nuovi, tra cui la fiducia nelle Istituzioni, l’idea di futuro tra i giovani, gli stereotipi e il politicamente corretto, i temi etici, gli stereotipi su Nord e Sud del Paese, il mondo degli animali, le nuove abitudini alimentari, lo stalking, la salute mentale e l’uso dei farmaci, l’informazione attraverso i media.

Vegani e vegetariani oltre l’8%
È un Paese cambiato, quello che viene delineato, che ha sofferto e che in qualche modo ha metabolizzato l’esperienza della pandemia. Il bisogno di un nuovo rapporto con il mondo e con l’ambiente sembra fare da guida per molte scelte. Ovviamente anche quelle che riguardano il cibo. Lo dimostrano i numeri sugli stili alimentari. Secondo la rilevazione, nel 2021, dichiara di seguire uno stile alimentare tradizionale l’85,2%; la restante parte degli intervistati si divide fra il 6,6% che dice di non essere attualmente vegetariani, ma di esserlo stati in passato, il 5,8% che fa sapere di essere vegetariano e il 2,4% di vegani. Tra vegetariani e vegani, dunque, i numeri di quanti si sono allontanati da un’alimentazione onnivora crescono, se si considera un arco di tempo dal 2014 ad oggi; negli ultimi due anni i valori si attestano a livelli superiori rispetto alla media del periodo considerato (7,5%), rispettivamente all’8,9% nel 2020 (valore massimo registrato nella serie storica) e all’8,2% nell’anno in corso. A scegliere un’alimentazione vegetariana sono le donne (6,9% contro il 4,7% degli uomini); fra i vegani, invece, i maschi sono il 2,7% contro il 2% delle donne. Le motivazioni della scelta sono principalmente etiche. Per il 23,1% la svolta si inserisce in una ampia filosofia di vita, che va dall’amore per gli animali alla volontà di prendersi cura del mondo. Il 21,3% ne fa una questione di salute e il 20,7% di rispetto nei confronti degli animali. Le altre motivazioni alla base della pratica vegetariana riguardano la tutela dell’ambiente (11,2%), la voglia di sperimentare nuovi stili alimentari (9,5%) e la convinzione di favorire la qualità del cibo a discapito della quantità, mangiando meno e meglio (5,9%).

Le diete “senza” e uso di integratori
Il rapporto ha anche indagato i numeri delle cosiddette diete “senza” e l’uso di integratori. Il 31,4% degli italiani predilige prodotti senza zucchero, senza grassi aggiunti, senza l’uso di antibiotici, ecc.; il 23,5% sceglie prodotti che presentano al loro interno l’aggiunta di vitamine, minerali o altri nutrimenti; il 17,1% segue un’alimentazione arricchita regolarmente da integratori; il 17% sceglie prodotti privi di lattosio e il 13,8% privi di glutine. Sono le donne a guidare la classifica del salutismo. Prediligono prodotti senza zuccheri e grassi aggiunti il 34,4% delle donne contro il 28,3% degli uomini; senza lattosio il 20,1% delle donne contro il 13,8% degli uomini. Sceglie una dieta che privilegia invece prodotti arricchiti con omega-3, ecc. il 25,5% delle donne contro il 21,5% degli uomini. con integratori il 19,3% delle donne contro il 14,8% degli uomini e senza glutine il 15,2% delle donne contro il 12,3% degli uomini. “La pandemia ha messo in discussione valori, interessi, scelte, etiche, priorità, prospettive” sottolinea il presidente Gian Maria Fara in un commento introduttivo al Rapporto. Gli stili alimentari non potevano non esserne coinvolti a dimostrazione di quanto il cibo risenta di valori e convinzioni che riflettono “un pensiero forte in grado di guidare le nostre azioni di oggi verso una direzione ben precisa”.