Fonte: http://www.farmacista33.it/ – 12 febbraio 2020

Società italiana di tossicologia: c’è una crescente diffidenza nei confronti della chimica, tale da essere stato coniato l’apposito termine “chemofobia” in contrapposizione a tutto ciò che è “naturale”
C’è una crescente diffidenza nei confronti della chimica, tale da essere stato coniato un apposito termine: “chemofobia” in contrapposizione a tutto ciò che è “naturale”. Se ne è parlato a Bologna, nell’ambito del XIX Congresso nazionale della Società italiana di tossicologia (Sitox), con l’obiettivo di promuovere una comunicazione equilibrata. Nell’immaginario collettivo spesso si contrapponga al termine “naturale” quello “di sintesi chimica”, associando al primo il significato di non nocivo perché composto da sostanze presenti in natura rispetto al secondo, pericoloso perché costituito da molecole prodotte in modo artificiale. Queste diffuse convinzioni sono ovviamente erronee; innanzitutto perché le sostanze più tossiche in assoluto sono proprio di origine naturale (come il veleno di alcuni serpenti, funghi, muffe o la radioattività) e, in secondo luogo, qualsiasi cosa esistente nell’universo è fatta di atomi e molecole, vale a dire di “chimica”.
Sembra davvero molto importante fare chiarezza su questo tema, sia nella popolazione generale sia nel proprio ambulatorio medico con i pazienti, visti i dati preoccupanti di una ricerca dell’Institute for environmental decisions (Ied), condotta in otto Paesi europei e pubblicata su “Nature chemistry”. Secondo questa survey il 39% dei cittadini vorrebbe addirittura vivere in un mondo in cui non esistono sostanze chimiche, e di conseguenza, per assurdo, neppure gli esseri umani, che ne sono costituiti e sopravvivono grazie alle sostanze chimiche senza le quali non esisterebbe la vita sulla Terra.

Scarsa conoscenza delle norme sulla sicurezza sostanze chimiche
L’obiettivo dello studio, finanziato dal governo svizzero, era quello di studiare la conoscenza dei consumatori sui principi della valutazione della sicurezza e la correlazione di tali conoscenze, nonché della fiducia negli enti regolatori, al livello di chemofobia avvertita. Dallo studio è emerso che il 40% delle persone intervistate fa tutto il possibile per evitare il contatto con le sostanze chimiche nella vita quotidiana, sebbene di esse chiaramente ne facciano parte integrante e non ne possano prescindere. Nel complesso i risultati evidenziano che in tutti i Paesi la chemofobia è correlata con una scarsa conoscenza dei principi che regolamentano a livello internazionale la valutazione della sicurezza legata all’uso delle sostanze chimiche nei vari campi di utilizzo. Quest’associazione è più marcata in Svezia, Germania e Italia dove si hanno grandi lacune nella conoscenza delle implicazioni della chimica nel mondo reale e nella vita quotidiana. Inoltre, sul livello di chemofobia incidono anche altri fattori: per esempio le persone che sono estremamente preoccupate per la loro salute hanno più paura delle sostanze chimiche rispetto a quelle che risultano meno contagiate da timori eccessivi circa il proprio benessere.

Paure ancestrali e leggende metropolitane
Per la comunità scientifica rispondere in modo efficace a paure di origine ancestrale è difficile, ma non impossibile, riporta un comunicato Sitox. Solo attraverso un’obiettiva e continua informazione dell’impiego sicuro della chimica e della tossicologia, basata su solide informazioni scientifiche, i consumatori possono consciamente prendere decisioni informate valutando la sicurezza delle sostanze sintetiche e naturali in un modo più responsabile. In quest’ottica l’educazione e in generale l’insegnamento assieme alla divulgazione e alla comunicazione del rischio tossicologico diventa fondamentale per ridimensionare il timore inconscio nei confronti di tutto ciò che è chimico. È importante sottolineare, si legge nel documento, che la pericolosità di una sostanza chimica non dipende assolutamente dal procedimento utilizzato per sintetizzarla ma solo dalle sue caratteristiche intrinseche. E ancor una volta va tenuto presente la rilevanza della dose nel manifestarsi dell’effetto tossico: è questo l’elemento determinante la risposta biologica, e non la differenza tra prodotti chimici naturali e sintetici. Un farmaco può intossicare un paziente, guarirlo o non produrre alcun effetto a seconda di come e quanto se ne assume: cioè, in dipendenza della dose. Dalla non conoscenza di questo concetto quantitativo, o dal suo fraintendimento, nascono le più frequenti leggende metropolitane. Ecco allora che alcuni vaccini sarebbero velenosi perché contengono l’alluminio, sostanza chimica di origine naturale rilasciata in modo ubiquitario a livello ambientale, e l’aspartame, sostanza chimica di sintesi utile per edulcorare il caffè sarebbe tossico (fatto irragionevole perché la dose utilizzata nel caffè è molte volte inferiore a quella definita dalle Agenzie internazionali come accettabile, anche se assunta tutti i giorni per tutta la vita). In quest’ottica la Sitox si ritiene responsabile, come società scientifica, della corretta informazione al cittadino e nel contrasto di pericolose fake news.