Fonte: www.pharmaretail.it

Stress, ansia e depressione sono le più comuni cause dell’insonnia. Secondo l’Associazione Italiana di Medicina del Sonno un terzo degli adulti riporta i sintomi dell’insonnia e per circa il 10% della popolazione è un problema persistente che influenza negativamente le proprie attività quotidiane. L’insonnia è più comune tra le donne, gli anziani, i turnisti e le persone con disturbi medici e psicologici. Non stupisce allora che i dati delle vendite di integratori per il riposo notturno hanno visto un trend del + 12% negli ultimi 12 mesi (da ottobre 2018 a settembre 2019) in volumi fino ad arrivare a oltre 7 milioni di confezioni vendute e del +14,8% a fatturato, superando i 100 milioni di euro (dati New Line Ricerche di Mercato). Un settore che vede integratori con principi attivi come la melatonina e botanicals, come la valeriana.

Quasi 8 italiani su 10 vorrebbero dormire meglio
Ma come dormono gli italiani? Una recente ricerca “Gli Italiani e il Sonno” commissionata da P&G Vicks a Squadrati, ricerche di mercato, e realizzata su un campione di oltre 1.500 italiani (*campione età 18‐64 anni, proporzionale alla popolazione residente in Italia per sesso, età e regioni) fornisce un quadro generale di Italiani amanti del sonno, ma al tempo stesso molto poco soddisfatti riposo notturno. Secondo i dati della ricerca il 77% degli Italiani si sveglia ancora stanco e bisognoso di riposare ancora. In cima alla classifica troviamo i giovani della generazione Z (18‐23 anni) e gli studenti.
Anche i Millennials o Generazione Y (24‐39enni) non se la cavano particolarmente bene. Infatti, se il 53% degli italiani al risveglio vorrebbe dormire ancora, questa percentuale tra i Millennials sale al 62%. Il 43% degli intervistati posticipa quanto più possibile il distacco dal letto.
In generale, gli italiani vorrebbero poter riposare di più la notte, aumentando di almeno un paio di ore la durata del loro sonno consueto. Nello specifico: il 53% vorrebbe dormire 8 ore, il 21%, vorrebbe dormire 9 ore o più. Si tratta in particolare delle donne e dei giovanissimi, la Generazione Z.

La ricerca evidenzia inoltre come per il 70% degli Italiani dormire significhi primariamente recuperare le forze quando invece, come afferma Vincenza Castronovo, psicologa e psicoterapeuta esperta in medicina del sonno presso il Centro di Medicina del Sonno dell’Ospedale San Raffaele di Milano: «Il sonno dovrebbe costituire da un lato il momento importante della giornata in cui vengono fissate le informazioni nel deposito della memoria, dall’altro lato il periodo in cui si raccolgono energie da utilizzare per il giorno successivo, energie non solo fisiche ma anche intellettive». Parlando di qualità del sonno aggiunge l’esperta: «Il dormire bene comporta una miglior qualità della vita, un atteggiamento più positivo, migliori prestazioni fisiche e mnemoniche. Di contro, il dormire male comporta gravi conseguenze: aumenta lo stress, diminuisce l’efficienza nel lavoro o nello studio con un importante impatto a livello fisico e comportamentale: non a caso per almeno 3 intervistati su 4 quando il riposo è di cattiva qualità si è più irascibili».

Nonostante siano in molti ad aver intuito l’importanza di un buon sonno (il 95% adotta almeno un accorgimento prima di coricarsi), 6 italiani su 10 hanno un sonno NON continuo, con in testa i Baby boomers (over 55), anche se nella maggioranza prevalgono i periodi di sonno su quelli di veglia e solo il 23% degli italiani si sveglia fresco e riposato. I più fortunati, che godono di un sonno continuo, sono soprattutto i giovanissimi della Gen Z, i lavoratori autonomi, gli studenti e chi vive in Centro Italia, in particolare in Lazio.

Uno scenario che può essere utile ai farmacisti nel consiglio al banco, per valutare la reale esigenza del cliente di un integratore, per la scelta di quello più adatto e per eventualmente rimandare a una visita specialistica.