Fonte: www.farmacista33.it

La Farmacia dei servizi è il punto d’incontro tra categoria e istituzioni per convenzione e remunerazione, è quanto è emerso dal convegno a Torino
Se la Convenzione dovrà disegnare il ruolo operativo della farmacia per i prossimi anni, il tavolo della Remunerazione dovrà quantificare il valore delle nuove funzioni della farmacia, ed è in questi due perimetri si potranno inserire, rispettivamente, le attività di front office e i servizi cognitivi e la loro remunerazione che dovrà essere omogenea e non potrà prescindere dai risultati, come, per esempio la compliance del paziente. Questi alcuni dei temi emersi nel corso del convegno nazionale “Un nuovo modello di convenzione e remunerazione per la farmacia”, che si è svolto a Torino domenica scorsa 19 maggio, riportati da una nota federale.

Presenti le rappresentanze locali della categoria a dare testimonianza dell’esperienza regionale, in cui “grazie alla sinergia tra la rappresentanza professionale e l’associazione dei titolari, ha mosso i primi passi lo sviluppo della farmacia di comunità come presidio polifunzionale integrato nel Ssn, prefigurato nel Documento Federale sulla professione presentato dalla Fofi nel 2006″. A parlarne Mario Giaccone, presidente dell’Ordine di Torino, tesoriere della Fofi e consigliere regionale e il presidente di Federfarma Piemonte, Massimo Mana: i diversi progetti realizzati nell’ambito del supporto all’aderenza terapeutica e della prevenzione e dell’educazione sanitaria sono stati resi possibili da un intenso lavoro di coinvolgimento dei titolari e dei collaboratori delle farmacie piemontesi, e dalla consapevolezza che per ottenere un ritorno fosse cruciale investire tempo e risorse in quella che ha paragonato a una start-up”. Una prospettiva per la farmacia di comunità condivisa dal presidente della FOFI, Andrea Mandelli, e dal presidente di Federfarma Marco Cossolo ed emersa dall’intervento delvicepresidente Fofi Luigi D’Ambrosio Lettieri che ha fatto il punto sull’avvio dei lavori del Tavolo voluto dal Ministero della salute per “stabilire quali servizi attivare, e con quali modalità, nell’ambito della sperimentazione del nuovo modello in nove Regioni, finanziata con 36 milioni di euro nella Legge di Bilancio 2018. Un lavoro che è la premessa anche all’ottenimento di positivi risultati nei tavoli in seno al rinnovo della Convenzione e che ha già individuato nelle funzioni di front office (come il CUP) e nei servizi cognitivi gli aspetti centrali”. Un orientamento, per quanto riguarda le trattative di rinnovo della Convenzione, che è stato confermato da Marco Bacchini del direttivo nazionale di Federfarma, che ha ricordato come “l’Atto di indirizzo licenziato nel 2017 dal Comitato di settore Regioni-Sanità parlasse espressamente di presa in carico del paziente, formula che ricomprende tutti questi aspetti”. Maurizio Pace Segretario Fofi, ha tenuto, poi, a evidenziare due aspetti: “La farmacia dei servizi dovrà garantire prestazioni uniformi e di qualità su tutto il territorio, ma a questo dovranno corrispondere una remunerazione altrettanto omogenea e anche un riflesso sulla tematica previdenziale, dal momento che di prestazioni professionali si parla”. Per arrivare a una “definizione adeguata di questo capitolo”, secondo Roberto Tobia, segretario nazionale Federfarma serve “una diversa remunerazione anche della dispensazione dei farmaci Ssn che nelle farmacie più piccole e nelle rurali, quelle cha già di fatto prendono in carico il paziente, rappresenta oltre il 60% del fatturato, con punte del 68% al Sud”. Perché, come ha sottolineato Cossolo, “non è pensabile che la dispensazione in regime di Ssn serva a generare traffico nella farmacia, libera poi di proporre altri servizi e prodotti magari estranei alla sua vocazione sanitaria, perché quella è la via imboccata in tutto il mondo dalle società di capitali”.

A insistere sugli aspetti metodologici per valorizzare e remunerare le prestazioni del farmacista è intervenuto Giaccone: occorre abbandonare la “logica dei silos”. E ha portato come esempio l’aumento della compliance del paziente grazie all’intervento del farmacista: può anche comportare un aumento della spesa farmaceutica, ma questo va commisurato al risparmio in termini di minori ricoveri, di minori prestazioni ad alto costo.
Sul fronte della professione, Mandelli ha ricordato che il rapporto con il Servizio sanitario deve “consentire al farmacista di essere un professionista della salute e questo è incompatibile innanzitutto con un prezzo medio della confezione rimborsata che oggi è pari a poco più del prezzo di un caffè”. E ha poi ribadito i tre aspetti ritenuti indispensabili: il ritorno degli innovativi sul territorio, la questione dell’ingresso dei capitali nella proprietà delle farmacie, che così come articolata oggi è di fatto una legittimazione degli oligopoli, e infine, il tema della vendita di farmaci negli esercizi di vicinato da risolvere.
Presenti anche le istituzioni locali. Antonio Brambilla, Direttore generale dell’ASL di Alessandria, ha fatto presente come l’attribuzione alla farmacia di nuove funzioni non debba necessariamente discendere dalla Convenzione, ma possa originare anche sul territorio, in base a necessità particolari. Loredano Giorni, responsabile del Settore farmaceutico della Regione Piemonte ha posto l’accento, non per la prima volta, sul ritardo con cui il nuovo modello della farmacia è arrivato sul tavolo rispetto ai fattori, come la Legge 405 sulla distribuzione ausiliaria, che hanno nel tempo minato la sostenibilità economica della rete delle farmacie, e di come ora non sia pensabile di rimediare in tempi brevi a questa situazione. Affermazioni a cui Marco Cossolo, ha risposto che “quello che si può e si deve fare subito è cominciare a intervenire su questa situazione”. A chiudere i lavori il Sottosegretario alla Salute Luca Coletto, che si è impegnato a tradurre le indicazioni uscite dal convegno nel Patto per la Salute e ha confermato come la farmacia di comunità debba essere uno dei pilastri su cui si basa il Servizio sanitario del futuro: non più centrato sull’ospedale ma su una rete di servizi centrata sul paziente, attento alla cronicità e alla fragilità, efficace e sostenibile e, soprattutto, informato al concetto di universalismo sancito dalla stessa Costituzione.