Fonte: www.farmacista33.it – 19 marzo 2020

di Simona Zazzetta

Kit per test rapido di positività o negatività al coronavirus vendibile anche in farmacia. Le perplessità dei farmacisti e le indicazioni di Federfarma
La circolazione di informazioni in merito alla registrazione e alla messa in commercio di kit per eseguire il test rapido di positività o negatività al coronavirus, alcuni dei quali vendibili anche in farmacia, ha sollevato interesse ma anche incertezze da parte delle farmacie che si interrogano, anche nei gruppi social, sull’opportunità o meno della vendita in farmacia. Su questi dubbi arriva chiaro il messaggio di Federfarma: si invitato le farmacie ad astenersi dal trattare tali prodotti. A comunicare l’indicazione è una circolare odierna del sindacato dei titolari, inviata alle rappresentanze provinciali e regionali, proprio perché ha ricevuto diverse richieste di chiarimento in merito alla vendibilità in farmacia.

Il parere del Comitato tecnico scientifico: anticorpi vs Rna virale
Una posizione, quella sostenuta da Federfarma, forte del parere del Comitato tecnico scientifico del ministero della Salute, diramato nella serata di mercoledì. Il Comitato ha ritenuto “doveroso specificare che, a oggi, i test basati sull’identificazione di anticorpi (sia di tipo IgM che di tipo IgG) diretti verso il virus Sars-CoV-2 non sono in grado di fornire risultati sufficientemente attendibili e di comprovata utilità per la diagnosi rapida nei pazienti che sviluppano Covid-19 e che non possono sostituire il test classico basato sull’identificazione dell’Rna virale nel materiale ottenuto dal tampone rino-faringeo”.
L’Oms, per altro ne sta attualmente valutando circa 200, “nuovi test rapidi basati su differenti approcci sono stati portati all’attenzione dell’Agenzia e i risultati relativi a quest’attività di screening saranno disponibili nelle prossime settimane”. Nell’attesa di tali risultati, il Comitato ribadisce “che l’approccio diagnostico standard e internazionalmente accettato rimane quello basato sulla ricerca dell’Rna virale nel tampone rino-faringeo”. E infine, “ritiene indispensabile la conduzione di valutazioni comparative tra i risultati ottenibili attraverso l’impiego dei tamponi e i test rapidi nell’ambito di studi rigorosamente condotti e condivide con le Regioni la disponibilità a fornire suggerimenti nel merito”.

Invito alle farmacie: astenersi dal trattare test rapidi per coronavirus
Dal canto suo anche Federfarma, fa sapere di aver già “interessato le autorità competenti con note del 13 marzo 2020 e del 18 marzo 2020, per acquisire le indispensabili e preventive indicazioni sulla vendibilità in farmacia per due test per il Covid-19: Coronavirus Quick Test della ditta Superbio e VivaDiagCovid19 prodotto VivaChek in Cina e distribuito in Italia da una azienda italiana.
Sulla base di queste premesse e tenuto conto delle indicazioni pervenute, conclude Federfarma, “si invitato le farmacie ad astenersi dal trattare la referenza in oggetto”.

Campania ha acquistato i kit per il pre-triage
L’invito alla cautela e alla massima prudenza è stato lanciato anche dall’Associazione Asfi in un comunicato ripreso oggi da Farmacista33.it, che spiega le potenziali implicazioni etiche e professionali, di una ipotetica vendita diretta al pubblico tramite le farmacie del territorio. Intanto, la Regione Campania ha deciso di adottare un tipo di test rapido in particolare nella fase del pre-triage. Una nota della Regione ha fatto sapere di aver acquistato un milione di “Antibody Determination Kit, test rapido, utilizzato con successo in Cina, per avviare una campagna di screening di massa”. I kit ordinati spiega la nota regionale, “saranno utilizzati su pazienti sintomatici, in particolare nella fase pre-triage. Consentono di avere un risultato non certo ma altamente probabile sull’eventuale positività del paziente, e saranno utilissimi nella gestione dell’emergenza”. Il test si apprende da diverse fonti stampa, si effettua con una goccia di sangue e valuta in 15 minuti la determinazione qualitativa degli anticorpi IgM e IgG anti-Covid-19 nel sangue umano (prelevato da vena o dal polpastrello) nel siero o nel plasma. Oltre alla Campania, anche altre realtà pubbliche e private, si stanno muovendo in tal senso: da un recente articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno, in cui sono stati intervistati diversi portavoce dell’azienda italiana che distribuisce il kit sviluppato in Cina, si apprende che sono arrivate richieste “da Calabria, Basilicata, Sicilia, ma anche da Liguria e Lombardia”. Inoltre, sono “tremila i test ordinati dall’Istituto Tumori di Bari Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) Giovanni Paolo II; cinquemila quelli richiesti da parte di un gruppo della sanità privata. Altri ordini sono giunti nelle ultime ore anche dalla Multiservizi del Comune di Bari e da istituti bancari”.