fonte: www.farmacista33.it

C’è una correlazione inversa tra il consumo di polifenoli nella popolazione adulta e/o anziana e insorgenza di patologie croniche e mortalità. Gli studi in corso
Diversi studi stanno mettendo in evidenza una correlazione inversa tra il consumo di polifenoli nella popolazione adulta e/o anziana e insorgenza di patologie croniche e mortalità. Gli studi più attuali sull’invecchiamento stanno dando spazio a tutte quelle molecole che sembrano avere un effetto protettivo e ritardante sugli effetti degenerativi e sui polifenoli si stanno raccogliendo sempre più dati utili.

La malattia non è una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento
Si stima che a livello globale la popolazione anziana passerà nei prossimi 25 anni dall’11% al 22%. Nello stesso periodo, in Italia, paese in cui il tasso di invecchiamento è fra i più rapidi, la popolazione di età superiore ai 65 anni sarà pari al 36% del totale con un’aspettativa di vita media di 82,5 anni (Istat). Promuovere un invecchiamento in salute, limitando alcune delle patologie critiche a cui il corpo va incontro con il passare degli anni, non solo migliora la vita degli individui, ma risponde anche a politiche pubbliche finalizzate al contenimento dei costi per il sistema sanitario nazionale. Anche per questo motivo, gli studi sull’invecchiamento stanno dando spazio a tutte quelle molecole che sembrano avere un effetto protettivo e ritardante sugli effetti degenerativi. “Sebbene il rischio di malattie sia stato visto aumentare con l’età, i problemi di salute non sono una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento” afferma Cristian Del Bo’ di SINU, Società Italiana Nutrizione Umana, Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente, Università degli Studi di Milano. Le alterazioni funzionali causa di patologie croniche (a carico del sistema cardiovascolare, malattia di Alzheimer, malattie tumorali e osteoporosi) sono in parte – non tutte – prevenibili da uno stile di vita sano.

Gli effetti biologici dei polifenoli
Fra i fattori modificabili e con un effetto protettivo c’è l’alimentazione e fra le classi di composti più studiati con queste finalità ci sono i polifenoli. Sono un gruppo eterogeneo di composti bioattivi caratterizzati dalla presenza di uno o più gruppi fenolici associati in strutture più o meno complesse, generalmente di alto peso molecolare, presenti in molti vegetali: frutta, verdura, semi e cereali integrali, ma anche tè, caffè e vino rosso. Gli effetti biologici dei loro derivati, una volta metabolizzati da organi e dal microbiota, sono oggi oggetto di approfondimenti. Si ipotizza che abbiano capacità antiossidante, antinfiammatoria, antimicrobica. Più recentemente sono sempre maggiori le evidenze di un loro ruolo protettivo verso lo sviluppo di alcune forme di cancro o malattie croniche (cardiovascolari, diabete tipo e malattie neurodegenerative) e – appunto – che intervengano in modo protettivo contro le malattie da invecchiamento.

Dosaggi effettivamente attivi: dibattito aperto
Sulle quantità di polifenoli effettivamente attive c’è però ampio dibattito, anche per la mancanza di fonti affidabili di composizione degli alimenti e la difficoltà di capire quale sia la quantità di queste sostanze in grado di avere effetti favorevoli. Una review sistematica del 2019, pubblicata su Nutrients, ha esaminato gli ultimi 10 anni di studi in letteratura in cui sia stata valutata l’assunzione di polifenoli e l’associazione con specifici marker di malattia. Le conclusioni nonostante l’ampia eterogeneità dei dati hanno messo in evidenza una correlazione fra flavonoidi totali e sottoclassi specifiche, ma non polifenoli totali, e un basso rischio di diabete, eventi cardiovascolari e mortalità per tutte le cause. Anche se i dati non sono ancora sufficienti per stabilire un’assunzione di riferimento basata sull’evidenza per l’insieme dei composti polifenolici, la massa critica sembra suggerire l’effetto protettivo di uno stile dietetico ricco di questi elementi. Diversi studi stanno via via mettendo in evidenza una correlazione inversa tra consumo di polifenoli nella popolazione adulta e/o anziana e insorgenza di patologie croniche e mortalità. “A questo proposito – ricorda Del Bo’ – uno studio di intervento ha dimostrato come il consumo per 8 settimane di una dieta ricca in polifenoli (circa 1400 mg/die) riduceva significativamente i livelli sierici di zonulina, quale marcatore di permeabilità intestinale, e i livelli di pressione diastolica in un gruppo di soggetti anziani”. A seguito dell’intervento si è anche osservato un aumento significativo dei batteri fecali della famiglia delle Ruminococcaceae e dei membri del genere Faecalibacterium, produttori di acidi grassi a catena corta, ad effetto protettivo. Questi risultati, conclude il lavoro, costituiscono la base di partenza per ulteriori studi di intervento che valutino possibili trattamenti dietetici per la gestione della permeabilità intestinale, dell’infiammazione e della funzione intestinale in diverse popolazioni target, nell’ambito del più ampio complesso di ricerche che mettono in relazione longevità e buona salute.