Fonte: www.federfarma.it
Federfarma è disposta a ragionare su un incremento della contribuzione a carico dei titolari di farmacia e dei loro familiari farmacisti, ma soltanto se il nuovo sistema saprà garantire a chi va in pensione prestazioni certe e decisamente migliori di quelle oggi erogate. E’ il senso della lettera con cui ieri il sindacato ha risposto alla richiesta dell’Enpaf di esprimersi sugli indirizzi della riforma previdenziale che l’ente ha avviato dall’estate scorsa. I termini della riorganizzazione sono noti da tempo: l’idea di fondo con cui sta lavorando l’Enpaf è quella di passare al sistema contributivo (si riceve di pensione quanto accantonato durante la vita lavorativa) e ridefinire di conseguenza le quote a carico degli iscritti; per chi è tenuto alla contribuzione intera, in particolare, si prospetterebbero oneri economici pari al 12% della retribuzione annuale, per un trattamento a riposo che non si discosterebbe di molto dall’attuale (anche se l’Enpaf deve ancora completare tutti i calcoli attuariali).

A tale ipotesi, Federfarma risponde con alcune controproposte il cui spirito è quello di contribuire proattivamente al cantiere della riforma. Per il sindacato, in particolare, la transizione dovrebbe essere improntata alla gradualità e puntare innanzitutto alla semplificazione dell’attuale sistema. Per quanto concerne i titolari e i loro familiari farmacisti (la platea che assicura all’Enpaf la maggiore di contribuzione, ricorda il sindacato nella propria lettera), l’obiettivo prioritario della riforma dovrebbe essere quello di rivedere i livelli contributivi in modo da assicurare a questa fetta di iscritti trattamenti di fine lavoro più robusti, almeno sui mille euro mensili. L’obiettivo, continua Federfarma, potrebbe essere raggiunto facendo leva sull’opzione già oggi prevista della contribuzione volontaria maggiorata: basterebbe consentire ai farmacisti di definire liberamente l’integrazione (oggi è possibile soltanto raddoppiare o triplicare la quota intera) oppure legarla al reddito; si introdurrebbe così un sistema binario – quota intera più volontaria – che porterebbe gradualmente al contributivo e consentirebbe verifiche in corso d’opera sulla tenuta dei conti.