Fonte: www.f-online.it

A contare una presenza di Atti di indirizzo sulla Farmacia dei servizi è il 40% delle Regioni mentre sul fronte della medicina di iniziativa atti di indirizzo specifici sono presenti nell’80%. Ma la necessita che emerge è quella di promuovere un modello comune di sanitaÌ che ponga l’accento sui servizi territoriali operando sia sul versante della programmazione, sia su quello dell’erogazione. Sono questi alcuni dei dati contenuti nel primo monitoraggio dei servizi sul territorio “Fuori dall’ospedale, dentro le mura domestiche” realizzato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Il quadro che ne viene fuori è di «confusione, difformità, ritardi e iniquità nell’offerta di servizi sanitari territoriali». Per questo, spiega Tonino Aceti, Coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, «è urgente che Stato e Regioni lavorino al DM 70 dell’assistenza territoriale che, analogamente a quanto si è fatto per gli ospedali, definisca gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici da garantire a tutti i cittadini in tutte le aree del Paese: dal nord al sud, nelle grandi città come nei piccoli centri e nelle aree interne più disagiate. Abbiamo bisogno di poter contare non solo sull’ospedale, ma di trovare nel territorio un punto di riferimento affidabile e presente sempre.

È ora di passare dalle enunciazioni e promesse ai fatti». Per quanto riguarda il rapporto, in merito all’organizzazione della sanità, si legge, «rilevante appare il dato regionale sulla presenza di Atti di indirizzo che promuovono la medicina d’iniziativa, con particolare attenzione agli interventi di prevenzione, educazione e informazione sanitaria (80%). Ad eccezione della Campania di cui non eÌ pervenuto il dato e della Puglia che dichiara di non avere atti specifici sul tema, tutte le altre Regioni riservano un’attenzione alla medicina di iniziativa. (Emilia Romagna, Lazio, Molise, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta, Veneto)». Ma «altro dato interessante eÌ la presenza di Atti di indirizzo sulla Farmacia dei servizi con un 40% delle Regioni eÌ impegnato a mettere a sistema l’erogazione di servizi e prestazioni professionali ai cittadini, anche da parte delle farmacie. L’assetto organizzativo delle Regioni, che emerge dal monitoraggio civico, non pare dunque andare totalmente nella direzione di prevedere lo sviluppo di due uniche forme aggregative sul territorio (AFT e UCCP).

Ad essere certa, in questo quadro complesso, eÌ la necessitaÌ di promuovere un modello comune di sanitaÌ che ponga l’accento sui servizi territoriali operando tutti, sia sul versante della programmazione, sia su quello dell’erogazione». Un aspetto su cui si sofferma il rapporto e che è sempre più finalità dei servizi territoriali, è l’aderenza alla terapia, tema caro alle farmacie. «Rispetto alla terapia prescritta da assumere, ai rispondenti eÌ capitato di non seguire le prescrizioni mediche nel 38,24% (mentre al 61,76% non eÌ mai capitato), e il 33,82% dichiara di aver rilevato qualche difficoltaÌ a seguirla». E, in questa direzione, «a rilasciare un pro-memoria scritto che elenca i farmaci con le indicazioni sulle modalitaÌ e tempi di assunzione è il 70,59% dei Mmg o degli specialisti». Secondo gli intervistati, poi, «il motivo principale che ha causato la mancata aderenza alle prescrizioni mediche eÌ il timore di effetti collaterali del farmaco (52,17%) seguito dalla percezione/impressione che la terapia non fosse adatta alla personale situazione (il 39.13%I». Ma c’è anche una buona fetta che si gioca sulla comunicazione ed educazione attorno al farmaco: il 30.43% segnala «un mancato convincimento sui benefici del trattamento», seguito, per il 26.09%, dalla «scarsa relazione con il MMG o con lo specialista», ma c’è anche, per il 17.39%, «difficoltaÌ a ricordare gli orari e/o la modalitaÌ di assunzione». «Volendo capire come migliorare l’aderenza alle terapie» continua il rapporto «eÌ stato inoltre chiesto quali fossero, secondo i pazienti, le condizioni in grado di aiutarli: il 27,69% domanda di adattare la terapia in accordo alle loro esigenze, di avere un numero minore di farmaci da assumere e una terapia piuÌ breve e capace di mostrare miglioramenti in poco tempo (26.15%)». E a essere richiesta è anche «una persona di sostegno che si preoccupi di far seguire la terapia, incoraggi all’assunzione e ricordi i risultati ottenibili (20%)». Stando «sempre all’esperienza del paziente, tra le ipotesi che potrebbero contribuire a migliorare l’aderenza alle terapie, il 43.08%, ovvero quasi la metaÌ degli intervistati, mette al primo posto la “disponibilitaÌ di avere figure dedicate di riferimento presso la struttura/reparto/servizio».

Al secondo posto, «maggiori informazioni al malato/familiare, anche attraverso opuscoli informativi e insegnamento all’uso del diario del paziente (35.38%)», seguito da «gruppi di supporto (auto-mutuo aiuto, incontri periodici con medici, infermieri, farmacisti e gruppi di pazienti (27.69%)». Attribuita importanza anche al «counseling da parte del personale sanitario sulla patologia e l’importanza del trattamento/i (23.08%)». Sempre nel rapporto con il farmaco, in generale, quando il Mmg non è disponibile, «il 64,52% degli intervistati, in caso di particolari disturbi, riferisce di essersi rivolto anche al farmacista. Nel 27.50% dei casi il professionista eÌ stato di aiuto consigliando una terapia con farmaci da banco, nel 57.50% ha consigliato una terapia con farmaci da banco suggerendo di ricorrere al medico di base. Il 12,50% dichiara che il farmacista non eÌ stato di aiuto, dicendo solo di andare dal proprio medico mentre nel 2,50% dei casi, non eÌ stato in grado di aiutare il paziente».