Fonte: www.f-online.it

Se servizi avanzati come Medicine use review, programmi di presa in carico e gestione delle patologie, misurazione di parametri clinici sono sempre più diffusi tra le farmacie di comunità a livello mondiale, nella maggior parte dei casi questi pesano sulle tasche di pazienti, delle farmacie o di entrambe, mentre risulta ancora poco diffusa una copertura da parte dei servizi sanitari pubblici o anche delle assicurazioni private. È questo un quadro che emerge dall’indagine Pharmacy at a glance – 2015-2017, condotta su 79 paesi e regioni, e resa pubblica recentemente dalla International Pharmaceutical Federfation (Fip). L’analisi scatta, con uno sguardo mondiale, una fotografia della professione, sotto vari punti di vista, dall’accessibilità delle medicine ai servizi. Ma un dato interessante riguarda appunto il capitolo dedicato alle farmacie di comunità: secondo quanto emerge, infatti, nel 68% delle nazioni e dei territori indagati sono disponibili servizi di Mur (medicines use review), programmi di presa in carico e gestione delle patologie, come per esempio diabete, ipertensione, asma nel 47%, e misurazione di parametri clinici (pressione del sangue, zucchero nel sangue, indice di massa grassa) nel 62%.

Tuttavia, solo il 12% di questi servizi è coperto da un’assicurazione (pubblica o privata), con la conseguenza che i costi sono in capo alle farmacie, ai pazienti o a entrambi. Per quanto riguarda i numeri complessivi, 69 nazioni e regioni riferiscono un totale di oltre 1,5 milioni di farmacie di comunità, che servono una popolazione di 5.549 milioni di persone, pari al 75% della popolazione mondiale. Mentre il totale delle farmacie autorizzate è poco oltre i 4 milioni, su 74 aree, con 2,8 milioni di farmacisti attivamente impiegati, che nel 75% lavorano nelle farmacie di comunità, nel 13,2% nelle farmacie ospedaliere e nel 12,7% in altre aree. Il 57% dei rispondenti sostiene comunque che la distribuzione sul territorio di farmacie di comunità è regolamentata a livello statale attraverso criteri geografici (39%), demografici (30%) o altri sistemi (12%). Risultano in catena il 68,5% dei rispondenti (su 73 nazioni) con una media di farmacie che appartengono a catene calcolata nel 38% (con un minimo, pari al 3%, in Belgio e un massimo, pari al 99%, della Colombia). Per quanto riguarda l’accesso ai dati sanitari del paziente il 17% riferisce che le farmacie di comunità godono di un qualche livello di accesso, mentre solo a Singapore questo è totale. In tema di servizi, il più comune è il consiglio (85%), seguito da farmacovigilanza (81%) e galenica (80%), mentre analizzando i servizi avanzati, sono offerti in oltre il 50% delle nazioni. Ci sono poi Stati come Canada e Usa che stanno allargando gli ambiti di attività delle farmacie di comunità, rendendo disponibili un panel di 40 servizi. Inoltre, Usa e Svizzera hanno una copertura assicurativa per i servizi più alta, pari rispettivamente all’80% e al 51%. Secondo l’analisi, a livello complessivo, il contributo delle farmacie di comunità nella salute della popolazione, al di là di quanto è legato al farmaco, è ingente e diffuso. Inoltre, «questo studio» è il commento di Gonçalo Sousa Pinto, curatore, «fornisce evidenze e prove sul contributo delle farmacie di comunità all’efficientamento e alla sostenibilità dei sistemi sanitari e nel migliorare i parametri di salute».