Fonte: www.f-online.it | 25/07/2016
C’è preoccupazione anche tra i vertici del mondo della distribuzione intermedia per la recente approvazione dell’emendamento contenuto nel Ddl concorrenza che fissa nella percentuale del 20% del numero totale di farmacie presenti in una Regione o Provincia autonoma, la quantità massima di esercizi che ciascuna società di capitali potrà possedere e controllare.Il rischio legato all’approvazione del provvedimento è quello che si generi un oligopolio di farmacie e ha suscitato molte polemiche tra i farmacisti titolari la scorsa settimana, ora anche Federfarma Servizi prende posizione in merito: «Federfarma servizi condivide la posizione e le preoccupazioni recentemente espresse dai titolari di farmacia e in particolare dalla Fofi – afferma Luca Collareta, membro del direttivo dell’Associazione nazionale delle Società dei Servizi per le farmacie, parlando con F-online – detenere il 20% delle farmacie di una regione può significare possedere anche la maggior parte delle quote di mercato in quella regione, dipende dai fatturati: con il 10% delle farmacie si può arrivare a detenere anche il 25% delle quote di mercato. Per la distribuzione intermedia controllata dai farmacisti che già oggi fatica a trovare spazi di marginalità, questo è un enorme problema perché significa andare ad impoverire il bacino di utenza potenziale per questi attori della filiera: anche se i capitali hanno il limite al 20% come numero di concessioni che possono detenere, in realtà è facile immaginare che andranno a cercare di requisire le farmacie più interessanti da un punto di vista commerciale, quindi una distribuzione che già oggi, in qualche modo, fatica a stare in equilibrio perché ha margini molto risicati, un domani potrebbe trovarsi a dover affrontare un mercato con margini più piccoli o un mercato che si è ulteriormente ristretto».

Il Ddl concorrenza di fatto consente di avere delle verticalizzazioni tra distribuzione e farmacia, il distributore potrà possedere le sue farmacie e quindi farle lavorare come crede. In questo scenario «i distributori formati da farmacisti che si associano in cooperative rischiano di trovarsi a fornire solo le farmacie più piccole e più disagiate sulle quali si guadagna di meno e che comportano costi di trasporto maggiori – sottolinea Collareta – Questo è il rischio in cui incorrono le società di distribuzione che aderiscono a Federfarmaco e a Federfarma servizi». Non mancano, tuttavia, gli attori della filiera distributiva che potrebbero trarre giovamento dall’approvazione dell’emendamento in questione: «tra i vari grossisti, chi potrebbe trovarsi avvantaggiato è chi ha interessi, risorse e capacità tecnico industriali per creare vere e proprie catene: acquisire farmacie e fornirle come grossista portandosi a casa la marginalità della farmacia». In ogni caso: «Chi ha già delle farmacie come distributore o ha già dei rapporti preferenziali con alcuni gruppi di farmacie partirà sicuramente più avvantaggiato».

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