Fonte: www.federfarma.it

Occhio alle parole: «Il canale della diretta ha ancora senso quando si tratta di dispensare farmaci ad alto costo a un paziente in dimissione ospedaliera. Ma quando l’assistito è ormai domiciliarizzato, allora si deve passare dalla dpc. Anche perché in questo modo, le farmacie del territorio possono contribuire all’aderenza terapeutica e dunque ottimizzare la spesa». Da chi arrivano? Da Enrico Desideri, direttore generale dell’Asl Toscana Sud-Est (sì esattamente, Toscana) e presidente regionale di Federsanità Anci, la “costola” dell’Associazione nazionale comuni italiani che rappresenta le aziende sanitarie e ospedaliere. Il ragionamento è stato espresso nel corso del convegno organizzato martedì nella cornice dell’XI Forum risk management di Firenze sul ruolo delle farmacie nelle nuove reti ospedale-territorio. Messi attorno a un tavolo rappresentanti della politica, della sanità e delle professioni, l’evento ha tracciato gli spazi che la farmacia deve auspicabilmente occupare in un sistema delle cure primarie finalmente attrezzato per farsi carico dell’assistenza ai cronici. «Le farmacie fanno parte del territorio» ha ricordato Lucia De Robertis, vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana «sono uno di quei servizi capillari rivolti alla salute che assicura la propria presenza anche nei paesi più remoti.

Dobbiamo metterle in rete perché ci aiutano ad ascoltare i bisogni dei cittadini e soprattutto a governare la spesa, in particolare nella farmaceutica che è altissima». Ancora più esplicito Desideri: «La prossimità della farmacia ne rende indispensabile l’integrazione nelle Aft (Aggregazioni funzionali territoriali, le unità-base della medicina di famiglia, ndr), per assicurare la presa in carico del paziente e la sostenibilità delle cure». La priorità, ha continuato Desideri è oggi quella dell’aderenza terapeutica: «E’ un tema in cui confluiscono sostenibilità e presa in carico del paziente e l’integrazione della farmacia nelle cure primarie può diventare la leva per avviare compagne su prevenzione e stili di vita. Il cittadino che non ha niente è quello che costa meno al Ssn e alla collettività».

La strada però non è in discesa. «Le farmacie stanno attraversando un momento difficile» ha ricordato il presidente di Federfarma Toscana, Marco Nocentini Mungai «ci sono sempre meno risorse e la presa in carico del paziente non può essere fatta a costo zero». E poi c’è la formazione: «I farmacisti del territorio dovranno rivedere il proprio bagaglio professionale per espletare i nuovi compiti» ha detto senza giri di parole Nello Martini, direttore di Drugs&Health «ed è auspicabile che nella rete della continuità ospedale-territorio entrino soltanto le farmacie che superano un certo accreditamento».

Non è la visione di Federfarma, ma prima ancora prima di affrontare il nodo della preparazione delle farmacie ne andranno sciolti altri: «Il sindacato già offre ai titolari piattaforme e servizi per la pharmaceutical care» ha ricordato Annarosa Racca, presidente della Federazione «ma per mettere in rete tutti gli attori delle cure primarie c’è da superare il problema della interoperabilità dei sistemi, che oggi ancora non c’è». Anche per le farmacie, in ogni caso, l’integrazione in rete di tutti gli attori del territorio è cosa buona e giusta. «E’ in arrivo una nuova generazione di farmaci» ha avvertito la presidente Racca «che consentiranno terapie da avviare in ospedale e poi gestire nella domiciliarità. Ci sarà bisogno di fare squadra tra i medici di famiglia, le farmacie e le altre figure del territorio, ma serviranno nuove politiche regionali in materia di doppio canale – con un consistente ridimensionamento della diretta – e una nuova convenzione». Le Regioni sono avvisate. (AS)