Di Simona Zazzetta| Farmacista33.it
L’Assemblea dei soci di Credifarma ha approvato il bilancio 2015 che chiude l’esercizio con un risultato migliore del 21%, la perdita è di 4,9 milioni di euro, rispetto a quanto richiesto dagli azionisti e contemplato nel piano di rilancio elaborato lo scorso giugno. È quanto fa sapere la finanziaria partecipata al 66% di Federfarma, al 17% da Unicredit e al da 17% Bnl Gruppo Bnp Paribas, che risulta «in utile nel primo trimestre 2016». Nella nota si sottolinea che si è concluso «un periodo complesso grazie alla ristrutturazione aziendale, capillare ed articolata, posta in essere dal nuovo management e conclude il turnaround program realizzato in sei mesi».

«Abbiamo rivisitato tutta la struttura di costo in maniera scrupolosa e con grande determinazione – precisa l’amministratore delegato Marco Alessandrini – realizzando sinergie significative che hanno prodotto risultati concreti già nel corso del secondo semestre 2015». La nota spiega che dopo alcune cartolarizzazioni, accantonamenti estremamente prudenziali sul portafoglio crediti e la revisione del l’intero assetto organizzativo, anche alla luce delle 20 persone uscite nel corso dell’anno, «Credifarma si presenta ora con una struttura più snella ed efficiente» e «il patrimonio è in sicurezza con il Cet1 all’8,46%». E aggiunge che «la compressione dei costi non ha influito sul programma degli investimenti laddove ingenti risorse sono state impegnate nello sviluppo del sistema informativo e nel rilancio dell’immagine aziendale». Secondo Alessandrini «il fatto che il primo trimestre del corrente esercizio registra, per la prima volta dopo tre anni, un utile di periodo, con sostanziale tenuta della quota di mercato ed ulteriore compressione dei costi rispetto al budget, ribadendo che l’azienda continua ad avere un proprio significato, è il segno della bontà della strada intrapresa». Credifarma si presenta ora con un «ampliato modello di servizio che verrà ulteriormente sviluppato grazie anche alla digitalizzazione di taluni processi e delle piattaforme che verranno messe a disposizione della clientela. La fase di sviluppo dei ricavi troverà il proprio driver anche nel senso di appartenenza delle farmacie a Federfarma, come peraltro ribadito da una recente indagine di customer satisfaction commissionata da Credifarma ed elaborata da “G.N. research”, nonché nell’offerta di prodotti e servizi alcuni frutto dell’accordo commerciale con Unicredit e Bnl».

«La farmacia – conclude Alessandrini – continua a mantenere oggi un grado di profittabilità ben superiore rispetto ad altri settori merceologici domestici, il quadro è ormai stabilizzato e la bolla del valore della farmacia che ha portato anche in anni recenti a multipli di 2,3,-2,5 appartiene ormai al passato, di fronte ad una variabile che oggi oscilla tra 0,8 e 1,2. La farmacia ha bisogno di avere una propria autonomia ma deve guardare con fiducia a forme aggregative in rete anche alla luce degli scenari che si potrebbero aprire con il nuovo Ddl il cui iter si protrae ormai da tempo ma che anticipa l’ineludibile ingresso dei capitali».