Fonte: www.farmacista33.it

Dall’esportazione di preparazioni galeniche non autorizzate al furto dei farmaci per l’epatite C per rivenderli al mercato nero, alla falsificazione degli stessi prodotti, fino alla distribuzione di medicinali in Paesi extra-Ue per poi farli rientrare nel canale europeo per vie traverse. In materia di controlli per contrastare contraffazione e furti di farmaci le autorità italiane fanno ormai da scuola agli altri Paesi, basti pensare che da quando sono stati implementati i nuovi sistemi di controllo «il numero dei furti ospedalieri nel Bel Paese è crollato passando da 3-4 episodi a settimana nel 2012-2013 e primi mesi del 2014, fino praticamente ad azzerarsi da marzo 2014 a dicembre 2015», spiega il Direttore dell’Ufficio Qualità dei prodotti e Contraffazione dell’Aifa Domenico Di Giorgio in occasione della Conferenza internazionale del progetto europeo ‘Fakeshare II’.

Tuttavia, la fantasia degli italiani non ha limiti e per ogni barriera imposta il crimine, organizzato o meno, trova vie traverse per evadere la legge: «Ora il problema è che mentre da una parte contrastiamo il fenomeno, dall’altra c’è un’organizzazione che si riorganizza – afferma Di Giorgio – Nel 2016 ci sono stati altri 5-6 eventi correlabili ad altri fenomeni distorsivi, noi gli abbiamo chiuso il canale di vendita di certi farmaci e bloccato certi business e in cambio si sono inventati qualcosa di nuovo». Il progetto Fakeshare, coordinato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) finora è stato co-finanziato dal programma Prevenzione e lotta contro la criminalità della Commissione europea, «anche se chiude la parte del progetto Fakeshare finanziata dall’Europa, daremo continuità a questo strumento perché è stato costruito e pensato per essere sviluppato e sostenibile anche senza il finanziamento dei fondi europei» – spiega Di Giorgio – siamo in grado di mantenere viva la piattaforma e oggi sono presenti tutti i rappresentanti dei Paesi europei che aderiscono in maniera operativa alimentando i database, soprattutto con la casistica».

Con Fakeshare II «abbiamo già esteso tutto il sistema dei controlli, che in Italia ha ridotto i furti, ad altri Paesi che prima non registravano il fenomeno – spiega Di Giorgio – Con la centralizzazione dei dati siamo riusciti ad innalzare l’attenzione anche di altri Paesi, Italia e Regno Unito sono i primi due paesi in Europa ad eccellere per questo tipo di attività ma il modello di operazione e condivisione dei dati italiano è più aperto». Tra le novità della contraffazione c’è il caso del Sovaldi rubato in un ospedale in Pakistan, fatto sparire, fatto passare da un trader di Hong Kong, riconfezionato come fosse Harvoni che vale un 20% in più, venduto a un trader indiano che lo ha spedito in Svizzera dalla quale è arrivato a Israele.

«Il farmaco ha attraversato 5 Paesi e 3 continenti prima di essere rintracciato – commenta Di Giorgio – e nessuno si è accorto che il prodotto non era ciò che doveva essere. Siamo stati noi a mettere in contatto Svizzera e Israele». Un altro caso è quello della farmacia italiana il cui laboratorio di galenica è stato trasformato in una sorta di sito di produzione illegale di farmaci semi industriali da esportare. «In questo caso si parla di centinaia di pezzi arrivati in Norvegia dall’Italia – racconta Di Giorgio – i Nas avevano trovato preparazioni sospette». E un ultimo caso che sembrerebbe confermare l’esistenza di un trend in questa direzione più che un caso isolato è quello di un’altra farmacia che dispensava galenici preparati con principi attivi illegalmente importati dalla Cina, «sono stati trovati false autorizzazioni, documenti per l’importazione falsificati e così via», conclude Di Giorgio