Di Attilia Burke| Farmacista33

Procede con estremo rilento e a tratti è proprio bloccata, a diversi livelli, l’assegnazione delle sedi farmaceutiche messe a concorso con il decreto Monti nel 2012. In Campania manca la Commissione, in Puglia è stata annullata la pianta organica, in Lazio sono state assegnate delle sedi che erano sub judice e in Emilia Romagna si cerca di districarsi con il problema della contitolarità di più farmacie di candidati risultati vincitori in più regioni in associazione a diversi colleghi. In Umbria la Commissione non rispetta i requisiti previsti dal regolamento del concorso, mentre in Veneto non si capisce bene cosa stia succedendo ma non si va avanti, mentre la Sicilia sta aspettando di pubblicare la graduatoria definitiva, e così via.

«Avremmo certamente preferito essere smentiti dai fatti, ma l’impianto del concorso straordinario voluto dal Governo Monti sta rivelando tutti i punti deboli che avevamo denunciato fin dall’inizio» commenta il senatore Andrea Mandelli, a Farmacista33, elencando alcuni dei punti cardine che avrebbero favorito l’insorgenza di molte delle attuali criticità che stanno caratterizzando il concorso straordinario 2012 per l’assegnazione delle sedi farmaceutiche. «L’esclusione delle prove d’esame, per cominciare, ha reso estremamente laboriosa la fase di controllo dei titoli propedeutica alla compilazione delle graduatorie, poi altri aspetti come la previsione della partecipazione in associazione, un istituto inedito, ha reso più complessa tutta la gestione, così come l’individuazione delle sedi che è stata oggetto spesso di ricorsi. Nonostante le nostre riserve, che abbiamo puntualmente rappresentato, gli Ordini hanno sempre svolto il ruolo che la legge assegnava loro con la massima rapidità e precisione – sottolinea – Il fatto che ora si prospetti un aumento del contenzioso, prevedibile, non fa che aumentare il rammarico per la scarsa attenzione al funzionamento reale con cui è stato concepito il concorso stesso».BannerFinanziamenti

In riferimento a quanto accennato da Mandelli sulla complessa gestione della partecipazione in associazione, secondo Maurizio Cini, presidente dell’Associazione Scientifica Farmacisti Italiani (Asfi), si tratterebbe di “un problema generalizzato in tutte le regioni. Sono passati 4 anni dall’inizio del concorso e ci sono delle aggregazioni di candidati per i quali la vita è cambiata e che, di conseguenza, non sono più certi se accettare o meno il presidio vinto, mettendo così a rischio la vincita degli altri candidati. Questo è un problema davanti al quale il legislatore non deve mettere la testa sotto la sabbia perché nel momento in cui è stata fatta una legge che diceva che di fatto entro il 25 marzo 2013, oltre 3 anni orsono, le sedi dovevano essere tutte assegnate, il legislatore ha preso un impegno con i concorrenti, un impegno che non è stato in grado di mantenere non solo a causa delle Regioni che sicuramente sono le prime responsabili, ma anche per la mancanza di una piattaforma informatica che doveva fare il Ministero. C’è tutta una serie di co-responsabilità tra Stato e Regioni che ha portato a questi ritardi e quindi le persone che hanno partecipato al concorso, soprattutto in forma associata, hanno anche trovato altre attività. Mi è capitato personalmente che un dottore abbia vinto una buona sede ma la persona con la quale aveva partecipato al concorso non è più interessata perché gli si sono aperti altri spiragli nella propria carriera. Questo cambiamento causerebbe la perdita della farmacia anche all’altra persona e credo che cominceranno ad accumularsi richieste di risarcimento per danni per un lucro cessante che non è facile quantizzare su delle farmacie che non sono mai state aperte. Non c’è dubbio che il danno ci sia: bisogna vedere se esiste una strada per citare in giudizio chi si tira indietro all’ultimo momento, ma a mio avviso intravedo una responsabilità dello Stato e quindi una potenziale incostituzionalità della norma della Legge Monti nel momento in cui non ha previsto cosa succedesse con questo vincolo in seguito al protrarsi del concorso oltre a questo vincolo. Un conto è aspettare un anno, un conto sono 3 o 4». Oltre alle difficoltà registrate in seguito alla compartecipazione, le cause che avrebbero portato a rallentamenti, ricorsi e quanto altro nelle diverse Regioni sono tra le più svariate e peculiari.

Ad esempio, i ritardi apparentemente inspiegabili dell’Alto Adige, sarebbero riconducibili a «un contenzioso che ha portato a un’ordinanza di sospensiva per le procedure di assegnazione per via di un’esclusione di un candidato a cui viene attribuito il non possesso dei requisiti di partecipazione, quando in realtà, a mio avviso, così non è”, spiega Cini. In Abruzzo invece «c’è stato un po’ di trambusto nell’assessorato perché un funzionario è stato spostato, però poi è ritornato, per cui ora sembrerebbe imminente la pubblicazione della graduatoria definitiva». Un altro caso particolare è quello dell’Umbria, dove «i lavori della Commissione dovrebbero essere terminati ma la Commissione è particolarmente sensibile a qualunque attacco perché uno dei professori universitari che ne fa parte non appartiene a quei settori disciplinari previsti dal regolamento concorsuale. Sono andati avanti nonostante le mie segnalazioni alla giunta regionale, ora hanno terminato la graduatoria ma qualunque giudice di Tar potrebbe inficiarla perché è stata formata da una commissione incompetente».

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