Fonte: www.farmacista33.it

Celiachia, Aic: fondamentale uniformità distributiva, ma farmacia resta centrale Pur con un rallentamento dovuto al cambio di Governo, in tema di celiachia, continua il tavolo tecnico con il ministero della Salute per la revisione di assistenza e distribuzione dei prodotti. E, dall’Associazione italiana celiachia, che sta portando avanti la proposta di un modello integrato tra i vari canali distributivi, viene ribadito il ruolo della farmacia. Queste alcune delle riflessioni emerse nell’intervista a Giuseppe Di Fabio e Caterina Pilo, rispettivamente presidente e direttore generale dell’Aic, per fare il punto.

Possiamo ricapitolare le principali problematiche legate all’assistenza?
Nello scenario ci sono alcuni cambiamenti: in particolare i nuovi Lea e il processo di revisione dell’assistenza alla terapia dei celiaci, costituita da alimenti senza glutine erogati in esenzione, da parte del ministero della Salute, che sta portando avanti il tavolo tecnico a cui è presente Aic. La celiachia diventa malattia cronica e muta il quadro normativo di riferimento, che non prevede, in generale, esenzioni sulla diagnosi delle malattie. Da sfondo c’è anche il problema della sostenibilità dell’assistenza per i celiaci di oggi e di domani: allo stato attuale solo il 30% in Italia ha una diagnosi. Siamo di fronte a una nuova sfida: dimostrare che è possibile attuare un risparmio senza mettere a rischio la salute dei pazienti, ma adottando un nuovo modello organizzativo.

Dal tavolo con il ministero cosa sta emergendo?
Aic è impegnata a chiedere che venga adottato un modello organizzativo uniforme, che consenta, in tutte le Regioni, di accedere all’erogazione degli alimenti in tutti i canali distributivi, compresi supermercati e negozi, dove è dimostrato un costo complessivo minore: nelle regioni che non possono utilizzare i buoni al supermercato, la dieta del celiaco costa di più. Un’altra richiesta è che il buono mensile diventi digitale, garantendo trasparenza e spendibilità in tutte le regioni e non solo dove si ha la residenza. Inoltre, poiché oltre 400mila persone non sanno ancora di essere celiache, chiediamo che la diagnosi sia tutelata, non gravando sui pazienti, e che i medici prescrivano gli esami giusti, secondo una maggiore appropriatezza. Il recente insediamento del nuovo Governo ha momentaneamente rallentato il percorso del tavolo di lavoro ma siamo fiduciosi circa la possibilità di continuare a lavorare nella direzione prefissata.

Quale è il ruolo del canale farmaceutico in un nuovo modello organizzativo?
Il canale farmaceutico in Italia copre circa il 70% del mercato, ma in alcune regioni è il solo disponibile ai celiaci. Le farmacie hanno indubbi e insostituibili vantaggi: la capillare presenza, capace di garantire a tutti i celiaci l’accesso alla dieta, anche in piccolissimi centri e anche per pochissimi pazienti; la capacità distributiva, che consente al paziente di avere la terapia e specifici alimenti non disponibili a scaffale nell’arco della giornata; la scelta fra tutti i prodotti del Registro degli Alimenti erogati dal Ministero; la presenza del farmacista, come interlocutore qualificato. Pertanto, il modello organizzativo auspicato, già efficacemente operativo in molte regioni, prevede la complementarietà dei canali, tutti accessibili, con uguali strumenti in tutta Italia.

Quale è allo stato attuale la situazione nelle varie regioni?
L’accesso alla terapia è ancora troppo disomogeneo: diversi sono i canali di distribuzione ai quali è possibile accedere con il buono mensile – non in tutte le regioni è infatti possibile spendere il buono mensile nella grande distribuzione. Diversi poi sono i tetti di spesa così come la forma dei buoni, cartacei o elettronici, distribuiti e spendibili in un’unica soluzione piuttosto che ripartiti in più parti. I buoni digitali o dematerializzati sono già operativi in Lombardia e in Umbria ma anche in altre regioni ci si sta muovendo.

Quale impatto su prezzi e mercato dalle proposte in discussione?
Attualmente il buono digitale è in fase di sperimentazione ma riteniamo debba diventare presto uno strumento di risparmio: oltre a portare un risparmio in sé, il nuovo modello organizzativo consentirebbe ai celiaci di accedere alla terapia al migliore prezzo, riducendo il costo complessivo dell’alimentazione senza glutine. Solo quando sarà davvero possibile per tutti spendere i buoni in tutti i canali distributivi, si potranno rivedere i tetti sulla base dei prezzi medi. In alternativa, dovremmo andare oggi a costruire dei tetti sulla base dei prezzi medi nei canali più costosi.