Entro il 2030 quasi il 40% degli italiani soffrirà di rinite allergica

Entro il 2030 quasi il 40% degli italiani soffrirà di rinite allergica

fonte: www.pharmaretail.it

Entro il 2030 quasi il 40% degli italiani soffrirà di rinite allergica
Assosalute, Associazione dei farmaci da banco e di automedicazione, parte di Federchimica, ha analizzato insieme al Professor Giorgio Walter Canonica, General Executive Manager SIAAIC, Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica e Senior Consultant Humanitas Milano, gli aspetti legati al tema delle allergie respiratorie e la correlazione con il cambiamento climatico. Le conclusioni dell’approfondimento sono state diffuse da Assosalute in una nota stampa.

Le riniti allergiche non sono un fenomeno nuovo, tuttavia hanno registrato un peggioramento negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani e i bambini in età pediatrica, ma non solo: «In questi anni iniziano a emergere studi sull’insorgenza e sulla diffusione delle allergie anche dopo i settant’anni» ha spiegato il professor Walter Canonica. Le cause della maggiore incidenza delle allergie respiratorie sono diverse: «Dalla fine della pandemia», prosegue Canonica, «si è assistito a una esplosione delle allergie respiratorie, complice il minor uso della mascherina, che per molto tempo ha avuto un effetto protettivo dall’inalazione dei pollini, allergeni, virus e inquinanti.»

L’aumento delle allergie avrà un impatto significativo sulla salute e sulla qualità della vita di molte persone. Infatti «secondo le proiezioni, tra il 35% e il 40% della popolazione italiana soffrirà di rinite allergica entro il 2030».

Cambiamento climatico e stagione prolungata delle allergie
Non solo la pandemia ha avuto un impatto significativo sulla nostra salute e sul nostro benessere, ma anche il cambiamento climatico e l’inquinamento stanno emergendo come minacce crescenti, anche se necessitano ancora di molte analisi per valutarne l’impatto sulle allergie respiratorie. «Dobbiamo affrontare la prossima stagione con le dita incrociate. Se il trend continua a essere lo stesso, complici anche i livelli di inquinamento presenti nell’aria, dobbiamo attenderci sicuramente una primavera molto impattante per coloro che sono allergici» è l’allarme di Canonica.

Gli effetti del cambiamento climatico, in particolare l’aumento della temperatura, influiscono sulla stagione di pollinazione, che, rispetto al passato, è più lunga: «Gli allergici alla Parietaria, infatti, faranno i conti con le allergie da febbraio a novembre, non è più, dunque, una condizione stagionale ma perenne», commenta il Professore. «Il cambiamento climatico, che ne è la causa, ha comportato un aumento del numero di pollini sia nella quantità che nella durata del fenomeno». A questo, poi, va aggiunto il danneggiamento della mucosa respiratoria da parte dell’inquinamento ambientale, «agevolando la penetrazione degli allergeni e stimolando la risposta allergica. Più aumenta l’inquinamento e più il danno della mucosa diventa importante, contribuendo così a potenziare la risposta anomala che causa i sintomi dell’allergia».

Tra i consigli dell’esperto per superare la difficile e lunga primavera degli allergici, troviamo: l’uso della mascherina; il trattamento farmacologico preventivo con il supporto dei farmaci di automedicazione; il consulto con l’allergologo; la pulizia degli ambienti e infine l’attenzione al meteo: meglio evitare passeggiate durante i temporali perché le scariche elettriche che possono rompere i pollini, peggiorano la condizione allergica.

Leadership in sanità: donne sottodimensionate ai vertici. E in farmacia?

Leadership in sanità: donne sottodimensionate ai vertici. E in farmacia?

fonte: www.pharmaretail.it

Leadership in sanità: donne sottodimensionate ai vertici. E in farmacia? Il parere di Angela Margiotta, Farmaciste Insieme
Il Rapporto annuale dell’Osservatorio sull’equità di genere della leadership in sanità, giunto alla seconda edizione, fotografa lo stato attuale e l’evoluzione dell’equità di genere nella leadership nel settore sanitario italiano: lo studio rileva che a fronte di una maggiore partecipazione nel mercato del lavoro delle donne, non corrisponde una maggiore rappresentanza di donne nei ruoli apicali. I dati mostrano una disparità di genere, che seppur in lenta diminuzione, si colmerà solo tra diversi anni. Il rapporto ha analizzato la sanità pubblica e quella privata e Pharmaretail ha chiesto ad Angela Margiotta (nella foto) – presidente dell’associazione Farmaciste Insieme e membro della dell’associazione Donne leader in sanità (Leads) – di commentare i dati e fare una breve analisi della situazione nel mondo della farmacia.

Secondo quanto riportato da Marina D’Artibale, condirettrice dell’Osservatorio e socia fondatrice dell’associazione Donne leader in sanità (Leads) «Le donne ai vertici della sanità continuano a essere fortemente sottodimensionate, soprattutto nel pubblico, benché il trend di distribuzione delle posizioni apicali negli ultimi anni riveli un lento e costante recupero del genere femminile». L’Osservatorio, nato nel 2022 dalla partnership tra la Luiss Business School e l’associazione Donne leader in sanità, elabora il Gender leader index in health (Glih), che misura il rapporto tra la distribuzione di genere nelle posizioni apicali e la distribuzione di genere sull’occupazione totale in ambito sanitario. L’indicatore si muove in un intervallo fra 0 (nessuna rappresentanza di uno dei due generi) e 1 (totale rappresentanza di un solo genere). Nel settore pubblico il valore del Glih sta migliorando leggermente passando da 0,19 nel 2020 a 0,20 nel 2021, mostrando però una forte sottorappresentanza nelle posizioni di leadership delle donne, con un trend che porterebbe all’equi-rappresentanza tra 150 anni. Con riferimento al settore privato, la situazione è generalmente migliore rispetto al settore pubblico: nel 2011 il 41,8% degli occupati erano donne, nel 2021 il 43,9%. Includendo sia quadri che dirigenti l’indice Glih per le aziende del settore farmaceutico sale da 0,50 nel 2020 a 0,51 nel 2021, mostrando una leggera predominanza di leader donne, che sono costituite in realtà prevalentemente ancora da quadri. A livello dirigenziale le donne sono ancora sottorappresentate, anche se il Glih, pari nel 2021 a 0,41, sta convergendo rapidamente negli anni verso l’equa rappresentanza e potrebbe raggiungerla nei prossimi 5 anni.

E il settore della farmacia?
«Se si guarda ai dati Istat il 79% dei farmacisti è donna. I farmacisti titolari di farmacia sono in Italia 22mila, il 53% è costituito da donne. Si tratta di una maggioranza di donne che sono ogni giorno in farmacia, ma se si guarda ai vertici delle associazioni di categoria non ritroviamo le stesse percentuali», spiega Margiotta, «le cause sono da ricercare non tanto in una mancanza di iniziativa femminile, come a volte viene fatto notare, ma ad una difficoltà nel gestire una professione diventata complessa – tra formazione continua, aggiornamento professionale, gestione della farmacia – e l’impressione è che si è già troppo impegnate per intraprendere nuovi percorsi». La rappresentanza femminile nei gruppi apicali di Fofi e di Federfarma non manca, ma «in proporzione ci sono molti più uomini che donne». L’associazione Farmaciste Insieme, però «sta assumendo un ruolo sempre più importante per la categoria: se da una parte Fofi e Federfarma appoggiano ogni nostra iniziativa, dall’altra cominciamo a sedere spesso ai tavoli decisionali a livello nazionale, offrendo il nostro valore aggiunto. La forza della nostra associazione tutta al femminile è quella di aver trovato un modo nuovo di organizzarci, contando sul lavoro di squadra».

Per accelerare l’avanzamento verso una equa rappresentanza delle donne all’interno del settore sanitario, l’Osservatorio sull’equità di genere della leadership in sanità ha anche raccolto alcune buone pratiche: prima di tutto trasparenza dei dati e degli obiettivi, secondo una prospettiva multistakeholder, poi il quadro normativo e istituzionale, e le politiche per favorire l’equilibrio tra lavoro e vita familiare.

Semplificazioni, ricette dem ripetibili: step organizzativi per la gestione del counselling in farmacia

Semplificazioni, ricette dem ripetibili: step organizzativi per la gestione del counselling in farmacia

fonte: www.farmacista33.it

Erika Mallarini riflette sui cambiamenti che potrebbero derivare dalle semplificazioni delle ricette ripetibili, dalla gestione degli spazi della farmacia alla organizzazione del personale, e propone alcuni spunti per gestire al meglio il counselling sul farmaco

Semplificazioni, ricette dem ripetibili: step organizzativi per la gestione del counselling in farmacia
Quella delle semplificazioni è un’esigenza avvertita da diversi ambiti del comparto sanità e, capitolo del Pnrr, è richiesta all’Italia anche dall’Europa. Il tema è al centro del dibattito, anche politico, e a invocare adempimenti più semplici, soprattutto in merito alle prescrizioni, sono voci provenienti dal mondo dei farmacisti e dei medici. Sul punto ha avviato una riflessione, in una videointervista a Farmacista33, anche Erika Mallarini, Associate Professor, SDA Bocconi School of Management, che, in relazione alla gestione del paziente cronico, prospetta alcune direttrici di evoluzione per la farmacia, dalla gestione degli spazi e all’organizzazione del personale.

Spinta a semplificazioni: al centro ricette ripetibili e pazienti cronici
Il tema delle semplificazioni sarà sempre più centrale per il nostro Paese. A fine anno, in questo ambito, si sono registrati due passaggi: da un lato, sono state poste le basi per avviare un processo continuo orientato alla semplificazione che sia annuale. Il secondo step – focalizzando l’attenzione sul comparto sanitario e farmaceutico – è quello riguardante lo schema di Disegno di legge “Delega per la semplificazione dei procedimenti amministrativi e misure in materia farmaceutica e sanitaria e di autorizzazioni di polizia”, con l’impegno per il Governo di adottare entro il 31 agosto 2024, uno o più decreti legislativi. Un Ddl che dà attuazione a quanto inserito nel documento presentato dalla Federazione degli ordini dei farmacisti con il supporto della Fimmg.
I lavori sono da avviare ma nel testo viene sancita l’esigenza di una semplificazione diretta in particolare ai pazienti cronici, che già aveva trovato valorizzazione in un Ddl di maggio dell’anno scorso. Nel testo circolato, non ancora in GU, si legge che “nella prescrizione di medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale per la cura di patologie croniche, il medico prescrittore può indicare nella ricetta dematerializzata ripetibile, sulla base del protocollo terapeutico individuale, la posologia e il numero di confezioni dispensabili nell’arco temporale massimo di dodici mesi. Il medico, qualora lo richiedano ragioni di appropriatezza prescrittiva, può sospendere, in ogni momento, la ripetibilità della prescrizione ovvero modificare la terapia”. Al momento “della dispensazione, il farmacista informa l’assistito circa le corrette modalità di assunzione dei medicinali prescritti e consegna un numero di confezioni sufficiente a coprire trenta giorni di terapia, in relazione alla posologia indicata, in coerenza con quanto definito nel protocollo. Il farmacista, nel monitoraggio dell’aderenza alla terapia farmacologica, qualora rilevi difficoltà da parte dell’assistito nella corretta assunzione dei medicinali prescritti, segnala le criticità al medico prescrittore per le valutazioni di competenza. Con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definite le ulteriori modalità applicative e le procedure informatiche necessarie per l’attuazione delle disposizioni”.

Aderenza a terapia: “Il farmacista va valorizzato ma va assicurata l’appropriatezza prescrittiva”
In una videointervista sul tema a Farmacista33, da Erika Mallarini, viene ripreso il concetto «dell’accessibilità del farmaco per il paziente» come elemento importante nel percorso di accompagnamento all’aderenza alla terapia. «Misure dirette a rendere più facile e immediato per il paziente l’accesso al farmaco non possono che andare a suo vantaggio» spiega. E va ricordato anche come «nella gestione dell’aderenza alla terapia proprio il farmacista, che è figura di prossimità sul territorio, ha tutte le competenze e le capacità necessarie e rappresenta un punto di riferimento fondamentale per accompagnare il paziente».
Al riguardo, tuttavia, c’è un aspetto su cui «è necessario avviare una riflessione congiunta: quello della appropriatezza prescrittiva, ambito tipico del medico. Il paziente non resta sempre uguale nel rapporto con la propria patologia: può, per esempio, perdere peso e trovarsi nella necessità di un intervento sul dosaggio; possono insorgere nuove malattie, che richiedano l’intervento di un diverso specialista, con l’esigenza di gestire le interazioni farmacologiche; possono poi essere immessi sul mercato nuovi farmaci più adatti alla specifica situazione del paziente. Questi sono solo alcuni degli scenari che possono capitare e mettono in evidenza come il medico abbia bisogno di un costante accesso alle informazioni riguardanti il paziente, di un feedback su come procede la terapia e sulle condizioni di salute del paziente, in modo da sapere, sempre, se e quando è necessario modificare la terapia».
Si tratta di un aspetto, questo, che «a mio parere, richiede una diversa organizzazione interprofessionale, nuove modalità di relazione tra i vari attori sul territorio, che non possono più essere occasionali, ma devono diventare sistematiche. È necessaria, al contempo, un’evoluzione dei sistemi informativi, un approfondimento, per esempio, delle funzionalità del Fascicolo sanitario elettronico, che deve potenziare la possibilità di comunicazione tra paziente e medico e la interconnessione tra i professionisti sanitari».

Counselling sul farmaco: fondamentale riorganizzazione spazi e personale
Dall’altro lato, anche la farmacia stessa è chiamata a una evoluzione: «la sicurezza del paziente nell’assunzione del farmaco, il successo terapeutico sono obiettivi che richiedono una riorganizzazione interna, a partire dalla logistica degli spazi e delle attività. Il paziente, in particolare, deve poter avere uno spazio riservato per parlare con il farmacista, deve poter fruire di tempo dedicato. Non è facile portare il paziente a essere aderente: quando sta bene, nella maggior parte dei casi, non ritiene di avere bisogno del farmaco, che, anzi, dal suo punto di vista, comporta effetti collaterali. Molte farmacie, in questa direzione, sono già organizzate con spazi dedicati – grazie alla possibilità di effettuare test e vaccini».
Ma c’è anche un altro aspetto su cui riflettere, inerente l’organizzazione del personale: «È chiaro che, per compiere tutte queste attività, occorre dedicare farmacisti, ma oggi viviamo un problema di carenza di figure qualificate. Al riguardo, penso che possa essere utile, nei limiti normativi, contrattuali e di competenze, una rivalutazione delle attività della farmacia per individuare eventualmente la presenza di processi che non siano tipici del farmacista, per una migliore organizzazione del lavoro. In questa direzione, tuttavia, ritengo possa essere necessario pensare a percorsi formativi anche per il personale non farmacista, che opera in farmacia, in modo che sia preparato alle specificità di un presidio così complesso».

Decreto Polizze: novità in vigore su responsabilità professionale. Ricadute e vantaggi per farmacisti

Decreto Polizze: novità in vigore su responsabilità professionale. Ricadute e vantaggi per farmacisti

fonte: www.farmacista33.it

Il cosiddetto Decreto Polizze che entra in vigore il 16 marzo 2024, disciplina i requisiti minimi delle assicurazioni per strutture sanitarie ed esercenti professioni sanitarie. Ecco le novità e le ricadute per i farmacisti
Decreto Polizze: novità in vigore su responsabilità professionale. Ricadute e vantaggi per farmacisti
Entra in vigore oggi il cosiddetto Decreto Polizze, che contiene il regolamento sulla determinazione dei requisiti minimi delle assicurazioni per le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private e per gli esercenti le professioni sanitarie. Un passaggio importante – ulteriore step di attuazione della legge Gelli-Bianco – che ha ricadute sull’ambito assistenziale e sugli operatori sanitari, farmacisti inclusi. Tra le previsioni, c’è anche il richiamo alla misura che vincola l’efficacia delle polizze all’espletamento del 70% dell’obbligo formativo. Il tema è al centro di un webinar di Farmacista33, che vede come ospite Rodolfo Pacifico, avvocato del Centro sutdi Diritto sanitario e farmaceutico.

Decreto Polizze: le ricadute e i vantaggi per i farmacisti
«Il decreto Polizze – 232/2023, Gazzetta Ufficiale del primo marzo – formulato dal Ministero delle Imprese, di concerto con i Ministri della Salute e delle Finanze, è uno degli step attuativi della Legge Gelli – Bianco, che interviene nel complesso ambito delle responsabilità in sanità – è l’intervento di Pacifico. – Tale cornice normativa ha avuto diversi pregi, tra cui quello di affermare una logica il più possibile preventiva».

Un altro aspetto importante è poi quello di «non limitare lo sguardo al solo ambito medico, ma di inquadrare il tema della responsabilità in termini più ampi, comprendendo l’intero sistema e l’insieme degli operatori e dei professionisti che svolgono attività sanitarie, tra cui, di conseguenza, anche i farmacisti».

Il provvedimento in questione si occupa di un aspetto di particolare importanza che è «quello delle assicurazioni obbligatorie. Al di là di alcune questioni interpretative che restano aperte, nel complesso, le ricadute all’interno delle categorie e delle professioni sanitarie sono per lo più positive. Innanzitutto, si va a determinare una sorta di standardizzazione delle polizze, definendo una serie di garanzie minime per l’assistito, per la struttura e per il professionista. Le compagnie assicurative, per altro, avranno due anni di tempo per adeguare i contratti alle nuove regole e ai nuovi massimali di copertura».

Standardizzazione dei contratti a garanzia di pazienti, strutture e professionisti
Per scendere nel dettaglio, «vengono in sostanza fissati i requisiti minimi e uniformi per l’idoneità dei contratti di assicurazione e l’oggetto della garanzia assicurativa: le polizze dovranno cioè avere un contenuto minimo». Un nucleo di indicazioni è dedicato di fatto alla definizione dei «massimali minimi di garanzia delle coperture dei contratti assicurativi obbligatori, che vengono individuati per diverse classi di rischio, anche a seconda dell’invasività della prestazione sanitaria». Normato poi l’ambito della rimodulazione del premio: «Si prevede, ad ogni scadenza contrattuale, con un preavviso di almeno 90 giorni, la variazione in aumento o in diminuzione del premio, in relazione al verificarsi o meno di sinistri nel corso della durata contrattuale. La variazione in diminuzione è prevista poi anche in relazione alle azioni intraprese per la gestione del rischio e di analisi sistemica degli incidenti».

Ma un tema di rilievo che è stato affrontato dal decreto è il riferimento all’efficacia retroattiva delle polizze e all’ultrattività: «La garanzia assicurativa è prestata nella forma claims made; opera, cioè, per le richieste di risarcimento presentate per la prima volta nel periodo di vigenza della polizza e riferite a fatti verificatisi in tale periodo e nei dieci anni antecedenti la conclusione del contratto assicurativo. In caso poi di cessazione definitiva dell’attività dell’esercente la professione sanitaria, anche per attività libero professionale, è previsto un periodo di ultrattività della copertura per le richieste di risarcimento presentate per la prima volta entro i dieci anni successivi alla cessazione dell’attività e riferite a fatti verificatisi nel periodo di efficacia, incluso il periodo di retroattività».

Un nodo a cui prestare attenzione è l’obbligo formativo: ecco perché
Tra gli altri aspetti, «è importante sottolineare come il regolamento dia una definizione chiara dell’esercente la professione sanitaria», indicato come “il professionista che, in forza di un titolo abilitante, svolge attività negli ambiti delle rispettive competenze, di prevenzione, diagnosi, cura, assistenza e riabilitazione, ricerca scientifica, formazione e ogni attività connessa all’esercizio di una professione sanitaria. A essere prevista inoltre è la casistica dell’attività libero professionale “svolta cioè dall’esercente la professione sanitaria, anche in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, al di fuori della struttura o all’interno della stessa”.

In generale “l’esercente la professione sanitaria può essere garantito da idonea copertura assicurativa anche aderendo a convenzioni o a polizze collettive per il tramite delle strutture pubbliche o private, delle organizzazioni sindacali e delle rappresentanze istituzionali delle professioni sanitarie. L’esercente attività libero professionale può essere garantito da coperture stipulate direttamente dalla struttura”.

Mentre un ulteriore aspetto «da evidenziare – secondo l’avvocato – e su cui occorre che i professionisti prestino la massima attenzione riguarda il rapporto tra formazione e copertura: nell’articolo 8, in cui vengono specificate le eccezioni che sono opponibili al danneggiato – previa sottoscrizione di clausola contrattuale da approvare specificamente per iscritto -, viene richiamata la previsione veicolata dal piano attuativo del Pnrr, che vincola l’efficacia delle polizze all’espletamento del 70% dell’obbligo formativo. Come si ricorderà, il riferimento è stato spostato al triennio in corso, 2023-2025».

Integratori postbiotici, supporto a sportivi per salute mentale e fisica

Integratori postbiotici, supporto a sportivi per salute mentale e fisica

fonte: www.farmacista33.it

Una review ha analizzato 11 studi su 477 atleti che hanno assunto integratori postbiotici da 2 a 12 settimane durante gli allenamenti. Ecco gli effetti
Integratori postbiotici, supporto a sportivi per salute mentale e fisica
Assumere postbiotici può apportare benefici nel migliorare la salute mentale, nel ridurre la stanchezza e nell’aumentare la prontezza degli atleti che affrontano diverse settimane di allenamento. È quanto evidenzia una review pubblicata su Nutrients. Lo studio è stato coordinato da Chad Kerksick della Lindenwood University di St. Charles, negli USA.

Probiotici e postbiotici: che differenza c’è?
I probiotici sono organismi vivi che, somministrati in adeguate quantità, assicurano benefici all’ospite, a livello di salute dell’intestino, umore, stress e depressione, nonché qualità e quantità del sonno, funzionalità del sistema immunitario, salute orale e cardiovascolare. I probiotici avrebbero un effetto benefico regolando il sistema immunitario, riducendo il pH intestinale e rafforzando la barriera intestinale e la diversità del microbiota.

Con il termine postbiotici, invece, si intende una preparazione di microgranismi inanimati e/o loro componenti, derivati dai probiotici. Anche in questo caso, le evidenze mostrano che i postbiotici possono apportare effetti positivi alla salute su malattie gastrointestinali, dermatologiche e respiratorie. Tra i vantaggi di questi prodotti, inoltre, vi sono una maggiore durata di conservazione e la ridotta suscettibilità alla degradazione.

I postbiotici vengono preparati da microrganismi vivi tramite trattamento termico, sonificazione, trattamento chimico o irradiazione ultravioletta e ciascun metodo, così come le condizioni di lavoro, ha un impatto diverso sulla funzionalità dei postbiotici risultanti.

Attività fisica e integrazione con probiotici e postbiotici
Un regolare esercizio fisico modulerebbe la composizione del microbiota intestinale e un position paper dell’International Society of Sports Nutrition ha evidenziato diverse aree in cui i probiotici possono aiutare gli atleti durante gli allenamenti, come rafforzare e modulare il sistema immunitario per limitare l’impatto delle malattie e delle infezioni, potenziare la capacità di recupero e migliorare o rafforzare il mantenimento della permeabilità dell’intestino. A livello di postbiotici, invece, gli effetti dell’assunzione nei periodi di allenamento non sono ben studiati.

Il team, così, ha condotto un’analisi sistematica della letteratura, alla ricerca di evidenze su integrazione postbiotica e impatto sulle prestazioni fisiche. Nella review sono stati inclusi 11 studi, per un totale di 477 partecipanti e periodi di integrazione postbiotica che variavano da 13 giorni a 12 settimane.

Solo tre studi hanno confrontato le versioni probiotiche e postbiotiche dello stesso ceppo, Lactiplantibacillus plantarum, Lactobacillus paracasei e Weizmannia coagulans, evidenziando attività paragonabile, ma differente, da parte del postbiotico rispetto al probiotico. Il Lactobacillus paracasei, sia come probiotico che come postbiotico, per esempio, può ridurre il tasso di danno muscolare causato dal salto in verticale e può facilitare il recupero rapido e mitigare l’affaticamento, mentre solo la preparazione postbiotica è associata a una maggiore capacità di migliorare il recupero. Una ricerca su Lactiplantibacillus plantarum, poi, ha mostrato effetti simili di probiotici e postbiotici sulle prestazioni fisiche, ma i probiotici sarebbero superiori nel ridurre i livelli di glucosio, lattato e ammoniaca in risposta agli stimoli dell’esercizio fisico. Mancano, invece, studi che combinano i due preparati per valutare eventuali effetti additivi o sinergici.

DDL semplificazioni: le novità per la farmacia

DDL semplificazioni: le novità per la farmacia

fonte: www.farmacianews.it

Previsto un aumento dei servizi offerti in farmacia: dalla scelta del MMG o del pediatra di libera scelta a vaccini e test diagnostici
La bozza del nuovo DDL Semplificazioni introduce numerose novità che riguardano il mondo della farmacia, che diventa sempre più un punto di riferimento cruciale per la sanità territoriale.

Ampliata l’offerta dei servizi
Secondo quanto indicato nella bozza, la farmacia amplierà l’offerta dei servizi. Innanzitutto, per una più rapida identificazione, le farmacie in questione verranno contraddistinte, oltre che dalla croce verde, anche da una indicazione ad-hoc “Farmacia dei servizi” associata all’identificazione dei soggetti titolari di farmacia che offrono i servizi.

Ampliamento delle vaccinazioni e dei test diagnostici
Le farmacie così contraddistinte offriranno, sul fronte vaccinale, l’intera gamma dei vaccini riservati agli over12 contenuti nel Piano Vaccinale. Si legge difatti a tale riguardo nella bozza: «la somministrazione presso le farmacie, da parte di farmacisti opportunamente formati a seguito del superamento di specifico corso abilitante e di successivi aggiornamenti annuali, organizzati dall’Istituto superiore di sanità, di vaccini individuati dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale nei confronti dei soggetti di età non inferiore a dodici anni».

Altresì, la bozza prevede anche l’effettuazione di test diagnostici che prevedono il prelevamento del campione biologico a livello nasale, salivare o orofaringeo, da eseguire in locali o aree esterne «dotate di apprestamenti idonei sotto il profilo igienico-sanitario e atti a garantire la tutela della riservatezza. Le aree, i locali o le strutture esterne alla farmacia devono essere compresi nella circoscrizione farmaceutica prevista nella pianta organica di pertinenza della farmacia stessa».

Farmaci in dpc
Altresì, le farmacie consentiranno la scelta del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta.

Andando a modificare quanto indicato nel decreto legislativo n.153/2019, nella nuova bozza è previsto che le farmacie possano dispensare per conto di strutture sanitarie farmaci e dispositivi medici necessari a pazienti in assistenza domiciliare, residenziale e semiresidenziale.

Erogazione dei servizi e locali
Per quanto riguarda i locali esterni necessari all’erogazione di servizi, saranno le ASL competenti ad autorizzare le strutture che dovranno avere requisiti di idoneità e altre caratteristiche – come una distanza inferiore ai duecento metri dalla farmacia. Viene sottolineato che in detti locali è vietato il ritiro delle prescrizioni mediche e dispensazione o vendita di farmaci o di altri prodotti.

Co-sharing dei locali tra due o più farmacie
Altresì, una ulteriore novità riguarda la possibilità per “due o più farmacie, di proprietà di soggetti differenti di poter esercitare in comune i servizi offerti anche utilizzando i medesimi locali separati, previa stipula del contratto di rete”.